È cosa comune entrare in birreria e chiedere una “chiara media”? Si chiede una birra semplice, ed in parte lo è: fresca, dissetante, moderatamente amara, la beviamo con leggerezza, quasi con distrazione.
L’Italia è un paese di lunga ed onorata cultura enologica e la birra è sempre stata considerata la parente povera del vino, ed infatti tradizione vuole che già nel lontano 83 d.c. Gaio Giulio Agricola, già governatore della Britannia e genero del poeta Tacito, riportò a Roma alcuni mastri birrai da Gloucester, per far conoscere ai suoi concittadini una bevanda alcolica, leggermente acidula ma molto dissetante, che però non scalzò dal piedistallo il vino d’uva. Certo, la birra di allora era un prodotto molto diverso da quello che avremmo avuto successivamente: l’utilizzo di malti selezionati e l’introduzione del luppolo avrebbero apportato gusto e stabilità alla bevanda.
Questa “chiara” fa parte della grande famiglia delle Lager, che comprende diversi stili di birra.
Per Lager si intende il magazzino o zona a temperatura costante e bassa, dove matura la birra, dopo una fermentazione, anche questa con lieviti che “lavorano” a temperature abbastanza basse. Questo stile di birra è nato tra il 1400 e il 1500 in Germania, anche qui si parla di un monaco che brassava e maturava la birra nelle montagne della Baviera, ma sembra cosa poco credibile… Il primo documento è del 1474 e lo troviamo nel comune di Nabburg in Baviera, dove si descrivono i due modi di fermentare la birra con lieviti a temperatura calda o fredda.
Si arriva così ad un momento importante per la storia della birra, il Reinheitsgebot o Editto della Purezza, emesso da Guglielmo IV di Baviera il 23 aprile del 1516 che regolamentava la produzione e la vendita della birra, e ne designava come ingredienti l’acqua, l’orzo e il luppolo (per la descrizione del lievito bisogna aspettare Pasteur…) legge che fu poi estesa a tutta la Germania dopo che la Baviera, nel 1871, entrò a far parte dell’Impero Tedesco. Era una legge più che altro di ordine igenico-sanitario ma comunque ci dà la certezza di quanto le Lager abbiano una genesi alquanto antica.
Questa norma viene ancora rispettata tra le birre tedesche: Keller, le fresche birre di cantina non filtrate.
Munchener le scure morbide di Monaco. Dortmund export fresche e leggermente più alcoliche. Marzen morbide e fresche, pronte per l’Oktoberfest. Bock scure, cremose e dolci, il “pane liquido” dei monaci. Rauchbier di Bamberga scure e con intensi toni affumicati. Helles di Monaco luppolate e fresche. Schwarzbier della Turingia, scurissime ma fresche e beverine.
Ma forse la regina di tutte, quella che evoca maggiormente l’idea di Birra Bionda è la Pilsner. Si dice che la prima birra di questo stile sia nata nella città di Plzen in Boemia nel 1842 dal birraio Josef Groll che, pare, sbagliando ricetta, la creò. Ma questo tipo di birra “girava” da tempo in Germania con vari tentativi per arrivare ad un prodotto piacevole e stabile . Le Pils odierne in commercio sono generalmente di tradizione tedesca, hanno un corpo leggero, di colore oro e con un bel cappello di schiuma bianca e persistente. Al naso avremo delicati toni di cereale, di miele, crosta di pane, erba tagliata di fresco e spezie. Al palato si conferma la dolcezza iniziale da orzo maltato, e successivamente un amaro dal tipico luppolo Saaz, che rende la beva secca e dissetante, tanto che è difficile fermarsi ad un solo boccale… E data la sua delicatezza si accompagna ad antipasti o primi leggeri, o ancora a carni delicate e poco grasse e con verdure grigliate. È comunque una birra da tutto pasto che non contrasta troppo i cibi, ma provatela con un formaggio erborinato:vi sorprenderà!!