Iniziando a scrivere queste righe vengo colto da un attimo di tristezza. Questo sentimento nasce da bellissimi ricordi di lunghe chiacchierate fatte con la mia carissima amica Laura Rangoni, la nostra Direttora del Cavolo, come la chiamavo io scherzando anni fa, quando con lei spesso parlavamo della necessità di riprendere e riproporre alcuni argomenti, concetti, spiegazioni e temi già trattati, ma che la gente poi sembrava dimenticare col passare del tempo. Repetita Iuvant, mi diceva Laura: “Scrivi pure Fausto, la necessità è palese nel dovere riprendere a parlare di cose che credevamo acquisite per sempre e invece non lo sono affatto”.
Ed eccomi a riprendere un tema sul quale scrissi già più e più volte, ma che riprendo volentieri in ricordo delle parole di Laura, ovunque e comunque essa sia, perché non passa giorno che io non abbia un pensiero per lei e per i suoi consigli.
Il tema con cui iniziare le mie righe questa volta, per tutti i lettori vecchi e nuovi del Cavoloverde.it, è da me più che amato: scriverò una volta ancora di mieli e in parte di api.
Iniziamo perciò dai mieli, alimenti sui quali ogni tanto leggo cose che farebbero rabbrividire ogni ape regina di buon senso e ogni “api-cultore” e “mielosofo” o “mielofilo” che si rispetti.
I mieli in primis sono ali-menti pensati. Sì, proprio pensati dal piccolo cervello delle api, perché le api non si annoiano a pensare e i mieli sono pensati a lungo dalle migliaia di api di uno sciame, da una famiglia ronzante di api che sono 30-40. mila in ogni alveare. Costituiscono quello che viene definito un super organismo; qualcosa di strano che sembra avere un cervello pensante fatto dall’insieme di tutti i micro-cervelli di ogni singola ape che si sintonizzano insieme per decidere molte azioni da intraprendere e tra queste anche quella di che miele produrre in una determinata zona e in un determinato tempo dell’anno. Le api non fanno mai nulla “ad minchiam” come diceva il Prof. Scoglio.
I mieli, dal mio punto di vista, non sono alimenti animali ma alimenti vegetali e poco oltre spiegherò il perché di questa mia affermazione. Ma di fatto la natura dei mieli è duplice, prodotto dalle api appartenenti al mondo animale, ma costituito esclusivamente da materia vegetale: nettari e linfe. Chi iscrive i mieli tra gli alimenti animali fa parte, secondo me, della schiera di chi ragiona più usando ideologia che scienza o, meglio ancora, non usando il buon senso.
Vi faccio un esempio ancora più semplice. Se voi aveste una vigna e faceste spremere gli acini delle vostre uve come si faceva un tempo dai pulitissimi piedini di bimbi e bimbe stupendi, figli vostri magari, o nipoti, ma comunque sempre esseri umani, che hanno sopra la loro serica pelle piccole squame, dovute alla rigenerazione continua della pelle stessa, e poi vi sarebbero micro-gocce di sudore, grassi nobili che proteggono la pelle stessa. Tutte sostanze che tutti gli esseri umani hanno sulla propria pelle. Una domanda a questo punto sorge spontanea: il vino che deriverebbe da quella pigiatura diciamo fatta da esseri umani appartenenti al mondo animale, sarebbe per questo immacolato contatto tra pelle umana e mosto che la bagna, un prodotto animale? Non credo di dover andare oltre: the answer, my friend, is blowin’ in the wind…
I mieli appartengono all’immenso mondo degli zuccheri- carboidrati- e come tutti gli zuccheri vanno usati con moderazione e se si è in compagnia del Signor Di -Abete… vanno evitati. Spero abbiate colto la battuta.
I mieli non sono curativi, non hanno effetti medicinali. Portano certo benessere curando l’animo e l’umore umano, che sono fondamentali per una reazione del corpo verso lo star bene. Ma questo accade se mentre li assaporiamo i nostri pensieri vanno al territorio che quel miele ha generato con l’azione capillare che solo le api sanno compiere. Per questo è importante conoscere i Terroir dei mieli che assaporiamo. I mieli sono paesaggi edibili e vanno allontanati il più possibile dal concetto del farmaco che si prende in pillole, gocce, iniezioni o supposte. Queste ultime mai “per bocca”.
Al massimo, ripeto, possono essere lenitivi, curare il buonumore con i loro aromi, profumi e dolcezze. I casi della presenza nei mieli di principi attivi buoni derivanti dalla presenza di questi nei nettari di fiori (ma in alcuni casi anche pericolosi- Rododendro pontico ad es.) o meno ancora nelle linfe concentrate raccolte dalle api, sono rarissimi e si contano sulle dita di una mano e inoltre in Italia e in genere in Europa, non esistono.
Vi è un’unica caratteristica blandamente medica che caratterizza i mieli, ma non tutti i mieli: la sua azione lenitiva e cicatrizzante su alcuni tipi di ulcere, piaghe e ustioni creando un ambiente in cui la proliferazione batterica viene contrastata in modo abbastanza efficace. Altro effetto medico blando, presente nei mieli ad alta concertazione di fruttosio come il miele di Robinia pseudo acacia e di Sulla è un effetto lassativo.
Per tornare poi sul tecnico: i mieli appartengono a due grandi famiglie: Mieli di nettare- provenienti dalla concentrazione attenta che solo le api sanno fare partendo dai nettari dei fiori visitati.
Mieli da melate – detti volgarmente miei di bosco o di foresta- provenienti da linfe di esseri vegetali viventi (spesso linfe di grandi alberi) concentrate dalle api. Linfe e non nettari. Linfe che vengono estratte dalle “vene “dei grandi alberi da insetti specifici (Rincoti Omotteri- afidi, cicaline, alcune cocciniglie, metcalfe, ecc.) – che hanno la capacità di forare l’epidermide inferiore delle foglie e arrivare ai micro-condotti in cui scorre la linfa. Questa linfa nutre questi insetti che poi nel nutrirsene in quantità notevole ne “scartano” larga parte dopo averla non digerita ma solo concentrata. Queste micro-gocce, se le condizioni atmosferiche lo permettono (caldo e umidità), vengono raccolte dalle api quando cadono sulle foglie sottostanti. Le api poi ne fanno mieli superbi e sontuosi, questo sì veramente ricchi in sali minerali.
I mieli di alta qualità, prodotti con serietà, onestà, etica e amore per le api, non possono costare poco.
Ma nemmeno costare cifre inaccessibili ai più solo perché spinti da campagne pubblicitarie dissennate che li descrivano come miracolosi. Per i miracoli l’uomo e le api, insieme ai loro mieli, si stanno ancora attrezzando… pur rimanendo umili.
In Italia, uno dei pochi se non unico paese al mondo, si producono più di 50 tipologie di mieli da nettari e da melate. Codificati da una delle più grandi studiose di mieli a livello mondiale: la Prof.ssa Livia Persano Oddo.
Quando siete in giro tra le vallate in ogni regione dell’Italia e d’Europa cercate i mieli locali e non limitatevi alla solita anche se squisita acacia che trovate all’Iper o al millefiori “la qualunque”. Avrete sorprese straordinarie quando assaporando quei mieli penserete ai Terroir nei quali le api li hanno progettati e creati.
Infine, ricordate che i mieli vanno usati a tutta cucina. Se vi, e li, limitate al famoso e sempre squisito pane, burro vero e mieli vi perdete grandissima parte del piacere profondo che i mieli possono regalarvi in salse, ragù, carni, pesci, dolci e molto altro.
Infine, impegnate un po’ del vostro prezioso tempo alla ricerca di veri api-cultori.
Prima di partire o quando siete in zone famose per i loro mieli -Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Toscana, Piemonte e molte altre Regioni italiane ed Europee -che permettono alle api la produzione di veri capolavori melliferi che raccontano i terroir con lo spessore di un grande scrittore- cercate chiedendo di incontrare apicoltori – cultori di api- dei luoghi.
Ho scritto api-cultori. L’uso della vocale u al posto della o non è un errore e non è casuale. É decisione proprio voluta e motivata. Gli api-cultori sono sempre e primariamente amanti delle loro api. In genere le chiamano “ragazze ronzanti” come io ho scritto anni fa e faccio ogni volta che scrivo di loro. Certo molti di loro vivono collaborando con le loro api, ma il denaro che ne ricavano per vivere non è certo la prima ragione che li fa alzare ogni mattina o scarrozzare api in lunghe notti di transumanza nomade In genere, ma non sempre, questi api- cultori non amano parlare molto. Con le api si comunica solo con il silenzio, i gesti e i propri pensiero più profondi, con le emozioni direi. Sono persone amanti dei silenzi, quelli che oggi molti fanno fatica ad amare, quelli rotti solo dal vento e dai ronzii. Ma se colgono nei vostri occhi amore per le api, per i mieli, per il vento e per i silenzi… potranno stupirvi.
Foto di Danika Perkinson su Unsplash
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