“Mamma, me lo compri?”

Ecco la frase tipo ideale per mandare in crisi anche la più inflessibile delle mamme, in un banalissimo pomeriggio al supermercato e di fronte al famigerato scaffale delle merendine che, manco a dirlo, è sempre accanto alla pasta e al pane.

Al di là della risposta più o meno affermativa o negativa, gestire le voglie dei bambini è un problema non da poco, soprattutto perché in una determinata fascia di età è tanto facile dare dei vizi quanto è difficile toglierli.

Come comportarsi quindi di volta in volta?

Dire sempre di no?

Sarebbe senz’altro la soluzione più pratica, ma non è così semplice.

Tanto per cominciare è bene analizzare con attenzione cosa spinge il bambino a desiderare questi alimenti così appetitosi ma tutt’altro che sani.

La prima cosa da fare è osservare con obbiettività il bambino e verificare il suo approccio ai cosiddetti cibi spazzatura.

Se ci accorgiamo che il bambino mangia queste cose soprattutto quando è annoiato, o quando è nervoso, probabilmente c’è una situazione di stress di fondo che può scatenare una fame compulsiva.

Questo tipo di comportamento, oltre ad essere nutrizionalmente pericoloso perché diventa sempre più difficile da controllare con la crescita, con il rischio di sfociare poi in malattie come l’obesità, o in disordini alimentari come la bulimia.

Ciò deve portare ad analizzare con una buona dose di autocritica lo stile di vita che facciamo condurre a nostro figlio.

Eccesso di attività sportiva con aspettative esagerate, pretese troppo alte a livello scolastico, problemi a scuola – magari sottovalutati – con i compagni o gli insegnanti, sono tutte cause che possono portare il bambino a sfogare le proprie ansie sul cibo, rivolgendo la sua attenzione certo non al pollo con le patate, ma a merendine, snack e cioccolato.

Cercate quindi di capire se la vita di vostro figlio è serena, se il bambino ha un buon rapporto a scuola, se magari ha dei problemi di cui non riesce a parlare, se gioca tranquillo, soprattutto se ha modo di giocare in modo sano.

E’ certamente più pratico far giocare un bambino con il computer piuttosto che scendere ed andare ai giardinetti, ma ricordate che una sana attività fisica, intesa come un’attività dove il bambino può fare quello che vuole e non dove c’è l’insegnante che gli dice cosa fare, è il migliore metodo di controllo per la fame nervosa.

Un bambino che si è appena fatto due ore di allenamento a scherma ha accumulato sufficiente stress da farsi fuori una confezione intera di brioches, un bambino che si è scatenato due ore ai giardinetti ha un sano e robusto appetito che non gli farà fare nessuna storia davanti alla pasta al sugo.

Tenete quindi sempre a mente che c’è un filo diretto tra le attività che proponiamo a nostro figlio e il suo modo di mangiare, e che non è che qualsiasi cosa che faccia sudare poi faccia anche bene.

Una o più attività imposte, che il bambino magari accetta o sopporta più o meno volentieri, possono essere pericolose quanto un pomeriggio passato ad alienarsi davanti ai videogiochi, perché in entrambi i casi il bambino accumula nervosismo, e questo lo fa sentire autorizzato a fare i capricci.

Ricordate quindi che i bambini sono bambini, e la loro reazione di fronte ad imposizioni fatte per il loro bene, ma poi mal tollerate a livello emotivo, non solo è imprevedibile, ma traccia un filo diretto tra stress e cibo.

Esaminata la parte psicologica, e ponendo che il bambino rivolga la sua attenzione a cibi tentatori per normale golosità, torna ora il problema di come comportarsi quando nostro figlio ci manda in crisi con le sue richieste talvolta fuori luogo.

Prima di partire con i rimproveri, è doveroso fare un salto indietro nel tempo.

Dobbiamo ricordarci che in un bambino fino agli otto anni la cosiddetta archicorteccia, cioè la parte della corteccia celebrale più primitiva, è molto più attiva rispetto a quella di una persona adulta.

Il bambino in pratica vede in tutto ciò che è superfluo un modo per fare scorta, per accumulare riserve fisiologiche in caso di necessità.

Quindi, l’istinto del chiedere è un impulso primitivo che nel bambino piccolo è pressoché incontrollabile, e questo deve tracciare i nostri dettami di comportamento nei confronti suoi e delle sue richieste anomale.

Un altro aspetto da tenere presente è che un bambino, che è psicologicamente molto più influenzabile e meno razionale di un adulto, è costantemente bombardato da pubblicità ammiccanti e tentatrici, dove i cibi incriminati sono sempre più spesso associati a giochini, gadget, oggettini che sono per forza di cose l’oggetto dei desideri dei bambini.

Dove non c’è la televisione poi, arrivano i giornalini, i cartelloni pubblicitari, gli scaffali stessi dei supermercati e le confezioni coloratissime.

Una battaglia persa quindi?

No, non necessariamente.

Vediamo quindi quali possono essere i modi corretti per gestire le tentazioni dei nostri figli, senza dire sempre di no, ma senza acconsentire in maniera eccessiva spianando la strada a vizi poi difficili da eliminare.

Intanto, ricordiamoci che sarebbe sempre cosa positiva fare la spesa da sole, senza figli a seguito, in modo da evitare di mettere i nostri bambini davanti alle tentazioni, ma questo ovviamente non è sempre possibile.

Un eccellente trucco per porre un freno alle richieste a volte pressanti dei bambini è il vecchio sistema del seggiolino nel carrello.

Un seggiolino del supermercato può reggere senza problemi un bambino fino ai sei/sette anni, e questo espediente gli impedirà di correre a destra e a sinistra, toccando tutto quello che ha a portata di mano e stressandoci al punto da farci infilare nel carrello qualsiasi cosa, pur di farlo stare zitto.

Abituate quindi sin da piccolissimi i bambini a stare nel seggiolino, questo gli insegnerà a stare bravi, li terrà sempre sotto il nostro controllo e, da più grandi, li spingerà a non allontanarsi, oltre a salvaguardare la nostra salute mentale…e quella degli altri clienti.

Torniamo ora agli acquisti, quali scegliere per far contenti i bambini evitando esagerazioni?

Un buon metodo è osservare le etichette dei prodotti, magari una volta che siamo da sole.

Le etichette possono informarci sul contenuto calorico di merendine e dolcetti, consentendoci di far cadere la nostra scelta su alimenti il più possibile sani, e quando saremo con i bambini sapremo già cosa proporre loro, prevenendo le richieste.

Cercate di evitare il più possibile le confezioni che propongono serie di giocattoli, videogames e oggettini vari, perché questo spingerà il bambino a richieste sempre più pressanti, al solo scopo di finire la collezione.

Se vostro figlio desidera collezionare qualcosa, le edicole sono piene di proposte di figurine e pupazzetti, altrettanto accattivanti ma non associate a roba da mangiare.

E veniamo ora al momento della richiesta.

Dire sempre è indubbiamente dannoso e diseducativo, ma dire sempre no può mortificare il bambino.

E’ quindi necessario incamminarci verso la difficile strada dell’equilibrio, una strada tutta in salita perché ci mette in obbligo di spiegare i no e di dosare i .

Una buona norma può essere quella del non più di uno.

Quindi, se si compra una cosa non se ne compra un’altra.

Altro sistema per evitare richieste eccessive è girare alla larga da reparti dove non ci serve niente, ma pieni di tentazioni per i nostri piccoli.

Per quel che riguarda invece gli snack da passeggio come patatine, caramelle e gelati, anche in questa situazione si può optare per il non più di uno, inteso in questo caso come giorno della settimana.

In pratica, se decidiamo che tutti i sabati prendiamo le patatine, gli altri giorni aspetterai di essere a casa e farai merenda con qualcosa di più sano.

Argomento meno scottante sono i gelati, infatti in questo caso basta privilegiare i gelati confezionati, magari alla frutta, e i ghiaccioli, per evitare un apporto calorico sbilanciato.

In ultimo, quando siamo a casa, evitiamo di cedere alla pigrizia e alla comodità della merendina confezionata, e cerchiamo di fornire ai nostri figli delle alternative varie e sane alla classica brioche.

Troppo spesso infatti la merendina del supermercato vince la sfida grazie alla scusa del ho poco tempo.

Se proprio non vi riesce di mettervi a fare una torta oppure i biscottini fatti in casa, ricordate che pane e marmellata, latte e biscotti, frutta fresca, succhi di frutta non gassati e macedonie possono essere merende più che gradite ai vostri bambini, discostando la loro attenzione da alimenti meno sani e prevenendo l’insorgere di scorrette abitudini alimentari, ormai purtroppo sempre più diffuse.

In questo, modo, quando diremo di sarà più facile farlo serenamente, perché se concesso con giudizio un piccolo strappo alla regola rende gli sfizi molto più graditi, e soprattutto non fa male a nessuno.

Foto di Jose Antonio Gallego Vázquez su Unsplash

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Nome: Layla.Cognome: Benazzi. Età: 37 (effettivi, dichiarati e documentati…). Città: Genova (forever!). Layla Benazzi nasce in quel di Genova nel 1981. Di natali liguri ma di origini emiliane, coltiva da sempre la passione per la scrittura, coltivazione finora rimasta limitata alla scrivania, ma che ultimamente inizia a dare qualche risultato che non sia quello di appesantire il cassetto. A tredici anni, non avendo ancora scoperto la vocazione della penna, decide di fare della scienza il suo lavoro. Studia come perito chimico all’ITIS Gastaldi di Genova, scuola dedicata al primo partigiano d’Italia, e nel frattempo inizia a scrivere, buttando giù in cinque anni di studi circa 10 romanzi, tutti finiti ormai al riciclaggio della carta. A 18 anni inizia a lavorare, prima in un laboratorio ospedaliero e poi in varie aziende del settore farmaceutico, tuttavia la passione per la scrittura non la molla, con il risultato di scrivere altri racconti (tutti con lo stesso destino dei precedenti) con i quali affina (si spera) lo stile. Per quel che riguarda la cucina, non riesce mai a fare delle grandi esperienze (però mangia benissimo) a causa del tempo sempre risicato, ma si specializza almeno nella pasta fresca (quel tanto che basta per non disonorare la regione d’origine) e nella paella di pesce, ad oggi suo piatto forte. A 21 anni l’incontro con Laura Rangoni imprime una decisa svolta alla sua vita, creando una sincera e solida amicizia. Nel frattempo, continua a scrivere, visto che non riesce a cucinare. Attualmente, dopo aver abbandonato il mondo del lavoro dipendente a favore della libera professione, sta lavorando come consulente per la sicurezza delle aziende, e nell’attesa di scrivere qualcosa che non resti nella scrivania (un’altra, perché nel frattempo si è sposata ed ha fatto anche un figlio) ha ri-scoperto il giornalismo gastronomico. Amante della ricerca sul campo, grazie alla natura pignola data dal segno della Vergine, si dedica ad articoli legati all’alimentazione e alla nutrizione, aiutata indubbiamente dagli studi fatti, che la portano ad approfondire gli argomenti soprattutto dal punto di vista della composizione degli alimenti. Alla chiamata di Laura per il NUOVO Cavolo Verde, ha risposto con un garibaldino “obbedisco!”, avendo già da tempo iniziato a contribuire ad altri siti, tra cui il Cavolo ORIGINARIO. Se poi pubblicherà qualcosa, ve lo faremo sapere…
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