L’integrazione fra esseri umani e natura, a volte, passa attraverso un diretto contatto fra i due.
Verrebbe da dire sempre, ma non può essere così. La natura è un universo molto, molto più vasto delle possibilità umane di usare i propri sensi per sperimentarne le differenti manifestazioni. Non si può stare, ad esempio, sul ciglio di un vulcano durante un’eruzione ad ascoltarne i rumori, così come non si può passeggiare tranquilli sulla superficie di un ghiacciaio a piedi nudi, per sentirne la sensazione. C’è quasi sempre un limite al nostro rapporto, ce ne sono centinaia di limitazioni e sono tutte stabilite da lei: la Natura. Però esistono momenti di incontro fra i due, spazi ideali da godere dove entrambi si lasciano apprezzare, anzi meglio, dove la Natura si lascia avvicinare.
Floracult, che nasce come una “semplice” mostra mercato di fiori, piante, giardini, con la vocazione di elogiare il giardino come “espressione della creatività dell’uomo e anello di congiunzione fra natura naturale e natura ricreata” – come amano definirla gli organizzatori – in realtà va piuttosto oltre. La rassegna, una volta avuta l’opportunità di parteciparvi e perdersi fra graminacee ornamentali, piante tropicali fruttifere, patate antiche e salvie sacre, nonché fra monumenti al riuso e al riciclo, banchi e banchi di prodotti a km 0, si trasforma di fatto nella manifestazione del contatto con la natura, nel romanzo del vivere nel verde, con il verde, per il verde (e per sé stessi).
Le verdi colline che circondano a perdita d’occhio la tenuta de I casali del Pino, l’azienda agricola biologica all’interno del maestoso Parco di Veio dove si svolge ogni anno la manifestazione, sono lo scenario unico dove si riesce a produrre una magia di contatto fra noi e il pianeta. Certo non si respira aria di avventura, o di sfida, o di contatto estremo con le forze naturali. Piuttosto si assapora una rappresentazione a misura di famiglia di quanto si possa vivere bene andando a prendersi idee e suggerimenti su come rendere un giardino uno spazio di reale benessere ambientale, da custodire e proteggere, piuttosto che dominare.
Quest’anno c’erano numerose novità botaniche come le ricordate graminacee ornamentali perenni, adatte sia a situazioni di freddo intenso invernale che di periodi estivi privi di acqua. Abbiamo colto il grande valore di erbacee estremamente resistenti come la Lunaria che può crescere in ambienti notoriamente ostili, aridi e con poca luce, tipo l’ombra di una pineta. Fra le sementi che maggiormente colpiscono abbiamo scoperto le Vitelotte e le Ratte, patate antiche dai colori insoliti della polpa, viranti al viola le prime, dai sorprendenti sentori di nocciola le seconde. Ma non solo piante e tuberi, a Floracult c’erano anche scultori e sculture, maestri e opere, prodotti della creatività geniale ottenuti dalla trasformazione del legno, del tufo, del feltro, che era possibile apprezzare dal vivo grazie alla presenza degli artisti dell’Accademia delle Belle Arti di Roma.
Ma Floracult è stata anche dibattiti, incontri, workshop, proiezioni. Si è parlato di musica, di intelligenza artistica e del suo rapporto con la natura. Di insetti e di possibilità alimentari per il futuro. Di biodiversità marina, di architettura ambientale, di politiche per la tutela del km 0, di funghi, di apicoltura e di decine di altri argomenti, alcuni anche sorprendenti, come il tema del disagio sociale superato con il contatto con il verde o le prospettive future di creazione di spazi di rinascita della biodiversità in forme perfettamente compatibili con i bisogni dell’essere umano.
Angelo Petroni.
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