Ebbene sì , anche quest’anno la Pasqua è arrivata e con la Pasqua arrivano anche i simboli a questa festa religiosa legati: l’uovo di cioccolato, con la diatriba trita e ritrita del “meglio fondente o al latte”; l’intramontabile agnello , con la solita battaglia animalista che vede la strenua accanita difesa degli agnelli maschi che sono stati allevati dai prodi pastori poi venduti e sacrificati trasmutandoli in varie ricette ( siano esse operate in forni o su griglie o in grandi padelle) e infine la immancabile Colomba pasquale , in varie versioni , volata anche quest’anno su migliaia di tavole italiane, gusti: classica, al pistacchio, al cioccolato , con o senza canditi , all’olio di oliva extra vergine , glassata, senza lattosio, senza glutine, al miele veneto, al vino recioto ecc. ecc. e chi più ne ha più ne metta.
Ma io oggi ,essendo mantovano – e tra qualche riga scoprirete perché dico questo- vorrei chiarire e divulgare un dato di fatto che dovrebbe essere risaputo, ma che spesso viene dimenticato e cioè che la Colomba , come la conosciamo noi oggi non è ,e sottolineo NON É , un dolce antico nato in chissà quale convento sperduto per opera di qualche frate o in altre leggende o favole metropolitane raccontate a piacere, ma bensì un dolce abbastanza “moderno” nato nel 1930, meno di cento anni fa, a Milano e il nome della persona che fu l’inventore della Colomba Pasquale e Dino Villani, nato a Nogara, provincia di Verona, nel 1898, ma ben presto trasferitosi a Suzzara -Provincia di Mantova- dove abitò e studiò molti anni. Nel 1930 da Suzzara Dino Villani si trasferisce a Milano diventando un noto disegnatore di cartellonistica e collaborando coi grandi cartellonisti dell’epoca: Gino Boccasile, Marcello Dudovich e Leonetto Cappiello. Nel 1934 Dino Villani diviene direttore della sezione pubblicità della società dolciaria milanese Motta. Suo è il celebre logo della “M” che divenne famoso sino alla chiusura della fabbrica dolciaria milanese nel 1976. Proprio lavorando alla Motta Villani ebbe una idea brillante per risolvere un grosso problema che era quello di non dover interrompere l’attività produttiva alla fine della stagione dei panettoni natalizi.
Perciò propose di utilizzare l’impasto del panettoni e gli stessi macchinari per produrre un nuovo dolce primaverile, la Colomba di Pasqua, che in breve tempo si impose, anche grazie ad oculate e mirate campagne pubblicitarie, nella tradizione nazionale. Così nacque la Colomba.
Vorrei anche ricordare cosa diceva della Colomba lo stesso inventore, Dino Villani, che chiarì il proprio pensiero in una famosa intervista che a lui fece il Prof. Ballarini dell’Università di Parma molti anni fa.
A chi contestava a Villani l’invenzione della Colomba egli nella nota intervista rispose cosi. “Vecchia storia è quella che, quando un’invenzione ha successo, vi è sempre qualcuno che interviene dicendo che qualche altro, l’avrebbe detta, inventata o fatta prima. Indubbiamente non una, ma mille e mille volte una donna di casa, un panettiere o anche un pasticcere nei giorni antecedenti la Pasqua avranno fatto un biscotto o una torta a forma di colomba. Soprattutto se si trattava di una Pasqua speciale. Un fatto occasionale però è ben diverso da una produzione organizzata, sistematica e a tutto tondo; dalla forma, al nome, alla composizione dolciaria e, soprattutto, alla diffusione. Per fare un esempio: chi ha inventato l’automobile? Tanti avevano costruito un triciclo o un quadriciclo con un motore anni prima , ma il vero inventore dell’automobile fu Henry Ford che per primo rese l’automobile disponibile per tutti, come ho fatto io con la Colomba Motta”.
Nella stessa intervista poi il Prof. Ballarini incalzò Villani ricordandogli le famose leggende legate al re Alboino e al monaco irlandese San Colombano quali inventori del dolce a forma di colomba. Cosa dice la leggenda?
“” Teodolinda offre a San. Colombano succulente carni. Benché non fosse venerdì, Colombano e i suoi respinsero quelle carni giudicate troppo ricche per un periodo come quello (si era in quaresima). Teodolinda non gradì il pur ragionevole rifiuto. Allora Colombano fu pronto a rispondere diplomaticamente che loro avrebbero consumato quelle carni solo dopo averle benedette. Per cui si alzò per disegnare con la destra un segno di croce: All’istante quelle pietanze si trasformarono in candide colombe di pane, candide come le tuniche monastiche che Colombano e compagni indossavano.””
Villani rispose in modo netto: “Sono due belle leggende che riguardano la prima -re Alboino- un evento occasionale e, la seconda, un miracolo. Miracolo che avvenne, secondo la leggenda in un periodo, la Quaresima, nel quale non vi erano a nostra conoscenza leggi religiose sui cibi come quelle che sarebbero state discusse e stabilite poi nel Concilio di Aquisgrana dell’anno 817. Già che siamo in argomento, non vi è alcuna documentazione per l’evento, anche questo occasionale, che farebbe risalire l’origine della colomba alla battaglia di Legnano (29 maggio 1176). Oltretutto, in quell’anno, la Pasqua era già caduta il 24 aprile 1176”.
Direi perciò che la questione della paternità del dolce volatile pasquale si possa chiudere qui dando a Dino Villani quel che è di Dino.
Quindi buona Colomba Pasquale a tutte e a tutti. E ricordatevi che a breve inizieranno le famose offerte “paghi una porti a casa tre”; così le dolci colombe voleranno sulle colazioni e sulle tavole italiche sino a fine maggio e oltre.
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