La nostra direttrice, Laura Rangoni, è scomparsa improvvisamente lo scorso 4 gennaio, lasciandoci attoniti e un po’ più soli. È sempre difficile affrontare una perdita, ma quando arriva in maniera così repentina è ancora peggio. Rimangono i ricordi, quelli non ce li può portare via nessuno anche se non si è fatto in tempo a salutare un’amica che ha deciso di incamminarsi su un sentiero diverso dal nostro. Noi della redazione di Cavolo Verde abbiamo deciso di raccontare i nostri ricordi di lei per farla vivere per sempre in queste poche righe.
Arrivederci, Laura, sarai sempre nel cuore di noi tutti.
Sono seduta a un bar con carta e penna. Penso e scrivo. Penso a quando Stefano Buso ti disse “falla diventare una giornalista”, penso al “raduno del Cavolo” a Casa Rangoni, ai weekend passati da te, alle chiacchiere beverine guardando le valli di Savigno nel buio della tarda sera, peso alla tua cucina, alla mia tazza preferita con cui mi servivi il caffè, ai tuoi gatti sempre ovunque, padroni di ogni nostro istante, penso a questo e a quanto custodisco nel cuore e nel cervello di te, che resterà così per sempre: una chiacchiera col cielo. Tra me. E te. Ciao Laura. (Nàima Tomaselli)
Conobbi Laura tanti anni fa, a Cortina durante la presentazione del suo libro “Turisti per cacio”, all’hotel Savoia. Capii sin da subito che era una persona speciale: parlò di formaggi con passione e competenza tenendo la scena in maniera mirabile; vestita totalmente di bianco, era quasi ipnotica mentre intratteneva il folto pubblico raccontando con amabilità aneddoti caseari, suggerendo abbinamenti con vini e birre, spiegando le origini e la storia del formaggio. Si fece subito amare da tutti i presenti. (Fulvia Bacchi Modena)
Ho letto da qualche parte che ci sono persone che “ti aggiustano”, tu per me cara Laura sei stata questo. Mi hai accolta nella meravigliosa famiglia di Cavolo Verde, mi hai fatto sorridere e ridere e mi hai “riaggiustato”, senza saperlo, quel piccolo pezzetto di autostima che si stava pian piano staccando ma che stava creando grandi crepe. Conserverò tutti i tuoi messaggi, gelosamente. Sarai sempre nel mio cuore. Grazie di tutto. Buon viaggio. (Letizia Chilelli)
Ho appreso che è morta Laura Rangoni, ne sono ancora sconvolta. Come ho conosciuto Laura? Con un libro: La Signora delle erbe. Un libro autobiografico, di cui consiglio la lettura (io l’ho riletto più volte) per conoscere meglio Laura. Dopo la prima lettura l’ho cercata su fb e siamo diventate amiche. Era sempre disponibile per una chiacchierata e/o un sostegno. Chi mai più mi chiamerà “ragazzaccia” (anagraficamente sono più anziana)? Comunque, la morte è solo un passaggio. Sono sicura che ora Laura ha ritrovato tutti i suoi animali che l’hanno preceduta e se la sta ridendo di gusto. E mi arriva ancora il suo “ragazzaccia”. (Luisa Cighetti)
Io non la conoscevo nel corpo, ma la conoscevo nell’anima e nel cuore. Forse per essere entrambe “ragazze” del 1962, forse per la nostra passione per il vino e per la cucina tradizionale, forse per essere autentiche e genuine, forse per il disagio di vivere in una società in cui apparire e più importante che essere. Ed è per questo che ho pianto, ho pianto tanto per la sua scomparsa prematura. Io non la conoscevo… (Fulvia Maison)
Era il 2002. Avevo acquistato quasi per gioco “La Wicca: il manuale della strega buona”. Molte cose mi colpirono, soprattutto che l’autrice aveva inserito alla fine del libro la sua mail. Ho provato a scrivere, lei mi ha risposto. Abbiamo iniziato a parlare e non ci siamo più fermate. Non ci fermeremo neppure ora, vero Laura? Abbiamo ancora cose da dirci. E nuovi inizi da percorrere. Insieme. Saluta Axi visto che ci sei, so che state brindando a noi tre. (Maria Benedetta Errigo)
Andandosene via, Laura ha portato con sé il mio sogno di lasciare l’Italia. Per questo sono molto arrabbiata con lei e vorrei dirle “ma i nostri piani? Ti sembra giusto andartene così? Senza nemmeno avvisare!”. Perché con lei sognavo il mio futuro. Stavo aspettando che mio figlio a giugno finisse la scuola per raggiungerla in Portogallo. In estate avrei fatto una vacanza per capire se l’Alentejo sarebbe potuto diventare il mio buen retiro. Saremmo state vicine di casa e così avremmo potuto chiacchierare di gatti, di cibo e di vino di persona e non tramite chat. Mi manchi amica mia, mi mancano i progetti che avevamo fatto… (Alessandra Iannello)
Ti conoscevo da poco più di tre anni e c’eravamo sentite solo via mail o chat per gli articoli, ma in un paio di occasioni eravamo andate più sul personale e mi avevi detto che non avevi più alcun legame di sangue… Beh, quello che lasci, Laura, va oltre il sangue: hai costruito e amato e vissuto e tanti sentiranno la tua mancanza. Che la terra ti sia lieve. (Maria Cristina Di Nicola)
Data la mia relativamente recente presenza nel CavoloVerde, ho avuto pochi contatti con Laura: alcune mail e due o tre telefonate. Al di là di aver conosciuto in lei una notevole e sfaccettata professionalità e cultura, la telefonata che mi colpì fu in occasione del decesso di mia madre… poche, semplici ma significative parole che mi arrivarono dritte al cuore e che ricordo con affetto. Di lei ho questo solo ricordo, ma profondo ed indelebile. (Francesco Stefanelli)
Tanti anni fa. Un appuntamento. Ci si vide per la prima volta in un ristorante zona Garda dove Laura era a pranzo con amici comuni. Le parlai a lungo delle mie idee. Sui mieli che, come i vini, erano lettori di terroir, sugli oli, sulle adozioni a distanza come nuovo rapporto tra chi fa e chi si nutre di quel fare. L’intesa fu totale. Iniziò quel pomeriggio il nostro rapporto. Un patto di sangue senza gocce visibili. Mai rotto. Fiducia totale, sempre riconfermata. Affetto profondo e fraterno. Ciao Laura. (Fausto Delegà)
Una Donna Libera e Coraggiosa, di grande intelligenza e profonda cultura, amante del bello e delle “piccole cose”, adorava i suoi animali, le sue rose, le sue passioni, un po’ meno le persone, soprattutto se banali. Laura era allegra, verace, graffiante e a volte incazzosa, ma sempre spontanea. Non aveva un carattere facile, non piaceva a tutti, lei era così: pane al pane, vino al vino! Ma dietro quella sua schiettezza, a volte un po’sfrontata, c’era la Laura sensibile e passionale, capace di amare profondamente e di dare tanto. Buon viaggio Laura, sono certa che un giorno ci rincontreremo. (Manuela Lantermino)
Il primo contatto con Laura è stata una telefonata preannunciata da un caro comune amico e una proposta molto bella quanto inaspettata: riprendere a scrivere e collaborare con la sua rivista. L’esortazione che mi fece era di non rinunciare alle passioni, viverle o farle rivivere. Messaggio chiaro, forte, coraggioso, appassionato come lei sapeva essere e come la sua vita, al di là di ogni parola, ha dato continuo, gioioso e indelebile esempio di cui essere grati. (Alessandra Paolini)
Per chi come me è arrivato tardi e in modo non ortodosso nel mondo della cultura gastronomica, è stato veramente bello sentire la curiosità e l’interesse di una persona così addentro come Laura. Grazie, Bruno. (Bruno Ciccaglione)
Ricordo ancora il “manuale della strega buona” che vide l’inizio della nostra amicizia. Avevo vent’anni e tu quaranta, iniziammo a scriverci quasi per gioco, ed un giorno, sei anni dopo, morì il mio cane e tu mi capivi e ti dissi “sai, avevo tredici anni quando l’ho preso, ora ne ho ventisei, metà della vita esatta l’ho trascorsa con lui”. Ora, per uno scherzo crudele del destino, mi è successa la stessa cosa con te. Ho quarant’anni e negli ultimi venti tu hai fatto parte della mia vita. Vegliando da lontano, ma essendoci sempre…per scrivere, per parlare, per incoraggiare, per sgridare a volte. Sei stata amica, sorella, sei stata troppe cose per accettare che non ci sei più. Ora che sei Ovunque, continua a starmi vicina…solo così posso credere di non averti persa davvero. Ti voglio bene Laura. (Layla Benazzi)
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