Di guide su cosa fare/dove andare/come vestirsi/come comportarsi in occasione del primo appuntamento con un uomo ne è pieno l’Etere e pure l’Internet. Non sarò quindi certo io a darvi consigli in merito.
Però – dall’alto delle mie continue e proficue (nonché goderecce) scorribande culinarie una breve guida mi sento di scriverla; la guida dei piatti da non ordinare mai al primo appuntamento.
Iniziamo da principio.
L’uomo che vi piace vi ha chiesto di uscire. Sulla tempistica non metto bocca, ci sono i turbo, ci sono i diesel, ci sono i colpi di fulmine e ci sono i bradipi. Dal canto mio vanto la conoscenza con un uomo che mi chiese di uscire dopo 11 mesi dal primo incontro, ma a me non piace vincere facile (e poi una si chiede come mai fossi una single incallita…)
Quindi poniamo che lui, l’uomo che vi piace per davvero o anche solo un pochino, vi abbia chiesto di uscire.
Superata la fase del “oh mio Dio cosa mi metto?” dove i consigli delle amiche pioveranno sicuramente a inondare la vostra già confusa testa, arriviamo al nocciolo della questione.
Avrete scelto magari di vedervi per una cena, cosa affatto scontata in un’epoca in cui i caffè o gli aperitivi vanno alla grande, perché ti “vestono” la giornata senza impegnare. Ecco quindi che – deciso il posto – vi troverete dinanzi a un menu.
Premettiamolo: parlare e mangiare è difficile. Difficile scegliere la giustezza del boccone che non spezzi la conversazione (oddio che orrida visione, voi che accelerate la masticazione per poter deglutire il bolo di cibo tra un “il mio ex era un idiota” e un “ma io credo ancora all’amore perché sono una fottuta romantica”). Il problema è che alcuni cibi non permettono di fare un piccolo boccone che non rovini la nostra bocca con smorfie degne di Joker e non trasfigurino le nostre gote come foste scoiattoli che fanno scorta di ghiande. Per regola non scritta, per tradizione. E questo cibo è… reggetevi forte… il sushi.
Il SUSHI – Mi spiace, belle mie, ma il sushi si mette in bocca intero. La tradizione giapponese non prevede la possibilità di morsicare, è contro le regole, il nighiri (o nigiri) per esempio, con la sua sleppa di pescetto crudo adagiato sopra mezzo pugno di riso, va tale e quale, preso con le bacchette, messo tutto in bocca et voilà!
IL RAMEN – Abolita quindi l’idea del sushi passiamo a sconsigliare il ramen.
Così come il sushi – anche il ramen è una pietanza per cui mi sento di dare il via libera dopo il quarto appuntamento, quando la confidenza è aumentata, e di molto, quando è chiaro che sì, ci piacciamo e anche tanto, e non sarà un boccone oblungo a rovinare disdicevolmente l’idea che lui ha di voi (o voi di lui, si intende!)
Caldo o freddo che sia, il ramen, seppure sia una pietanza buonissima, è pregna di insidie: La prima è il malefico cucchiaio con cui raccogliere alla meno peggio i suoi ingredienti, di dimensioni motoriamente maggiori, poi ci sono i noodles, da pescare nel brodo usando solo due bacchette di legno, manco fosse una prova del rimpianto Giochi senza Frontiere, da infilare poi in bocca e risucchiare come foste il nonnino dell’anime di turno e masticare animatamente.
Nel caso fortuito riusciste, da trapeziste del ramen, a superare questo scoglio, temo vi infrangereste contro la barriera del mezzo uovo sodo galleggiante. Come afferrarlo? Con le bacchette (qui immaginatemi mentre me la rido al solo pensiero) o con il sopracitato cucchiaio di ceramica? Per farne poi cosa, un sol boccone. No, non ci siamo proprio. Ramen abolito!
IL BURGER – Dopo avervi inorriditi con pensieri di bocconi, scivolamenti e risucchi vari già vi ci vedo, pensare di trovare un porto sicuro nel cibo solido, in qualcosa di cui si possa dosare il boccone a piacimento, da mangiare con le mani in maniera easy, una pietanza che non impegni: il burger.
Ce ne sono di gourmet, infarciti di ogni delizia prelibata e con accostamenti degni delle più ardite sperimentazioni. Ecco, appunto.
A forza di sperimentare e ardire e mischiare e condire i burgers sono diventati alti come un palazzo a due piani, larghi come una pizza e – di conseguenza – difficili da mangiare. Fateci caso, quando ci vengono serviti, succulentemente accostati a patatine fritte o fresca insalatina, sono spesso trafitti da sottili bastoncini di legno annodato o colorate bandierine. Quello che sembra un innocente ammennicolo è invece l’ombelico del Mondo, il coperchio del vaso di Pandora. Come Atlante che teneva sulle spalle la Volta Celeste così quel sottile bastoncino tiene fermo il vostro burger. Tolto quello, la fine del Mondo. Se lo tagliate con coltello e forchetta vi ritroverete con spicchi triangolari alti come una chiffon cake (venuta bene!). Se lo impugnate a due mani e provate ad addentarlo sarà impossibile che non strabordino salse e parti di farciture varie, che al meglio cadranno sulle vostre mani, in alternativa sul tavolo, sui vestiti e via discorrendo. Vi è passata la voglia di burger? Vi capisco.
I BUCATINI – Se avete scelto la cucina romana, perché “semo Romani de Roma” e un piatto di pasta è sempre un must, occhio a che tipologia di pasta vi verrà servita. Via libera alle paste corte, ma uno stop deciso alla varietà “bucatini” che sovente completa le nostre amatriciane. Il bucatino guizza come un’anguilla, essendo bucato all’interno fischia come foste un portiere e fa schizzare il sugo ovunque. Siete avvisati
LE LUMACHE – Ok, magari non è proprio un alimento tipico dei nostri locali ma poniamo il caso che lui voglia stupirvi e vi porti in un localino che serve escargot e che voi, in preda a un’ondata di sano romanticismo, decidiate di emulare Julia Roberts con il solo intendo di assicurarvi scaramanticamente un finale da favola, vi avviso: ricordate bene la scena del lancio della lumaca? Considerando che la vita non è un film e che di camerieri così ben allenati non ne sono certo piene le nostre sale, regolatevi di conseguenza.
IL PREZZEMOLO – Siete sedute e state discorrendo di cambiamenti climatici. Lui vi fissa, siete magnetiche stasera, lo sapete voi ed evidentemente se n’è accorto anche lui. Da qui passate a disquisire di microcriminalità, di arte, di fotografia; parlate dell’ultima mostra vista al Vittoriano e dell’ultimo libro letto, com’è che si chiama l’autore? E’ il vincitore del premio Strega di un paio di anni fa. Fingete di non ricordarlo per inclinare la testa di lato e far scivolare lo scialle dalla spalla, sorridendo melliflue. E lo state facendo, con del prezzemolo che staziona sul molare. Devo aggiungere altro?
LE BRUSCHETTE AL POMODORO – Sconsigliatissime anche le bruschette al pomodoro, deliziose nella loro semplicità sono un esercizio di equilibrismo non facile da gestire a tavola. Il pomodoro che traballa e finisce per caderci addosso/sulla tavola è un’eventualità più che concreta. Meglio optare per una più sicura bruschetta con patè o formaggi spalambili che non risentiranno della nostra emozione, del tremolio delle nostre mani di donne agitate/emozionate/imbranate.
LE ALETTE DI POLLO – At last but not least vi consiglio spassionatamente di non cedere alla gola davanti a un piatto di alette di pollo. Per quanto siano gustose, le alette di pollo vanno mangiate con le mani. Senza se e senza ma. Anch’io – che schifo anche la sola idea di sporcare le mie falangette mentre mangio – perdo ogni inibizione davanti a un piatto di alette di pollo panate, finendo per agguantarle a mani basse e rosicchiarle attentamente fino a lasciare solo qualche ossicino nel piatto. Immaginate la scena. Immaginate di metterla in atto davanti alla vostra ultima conquista. Non se po’ fa. Credete a me!
Photo: jack-finnigan – unsplash
Vicedirettore di questa rivista nonché blogger, giornalista, laureata in comunicazione, parlo di food ma non solo; recensisco locali ed eventi, racconto di persone e situazioni su siti e riviste. Qui su Cavolo Verde – sperando di non essere presa troppo sul serio – chiacchiero, polemizzo, ironizzo, punzecchio e faccio anche la morale.
In sintesi? Scrivo – seriamente – e mi piace. Tanto.
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