Penso sia giunto il momento per scrivere qualche riga su un tema che molti di voi, amiche e amici che mi leggete sul Cavolo o che mi seguite sui social, sanno sia a me caro in tutti i suoi aspetti.
Sto parlando di mieli, e ne voglio scrivere ancora, questa volta non come espressione mentale delle api, i loro pensieri edibili come li ho sempre chiamati, ma ne scrivo per fare un po’ il punto sulla stagione mellifera 2021 e su alcuni aspetti secondo me molto importanti e strettamente collegati ad un tema che è al centro della discussione oggi a livello planetario: il clima.
Direi che proprio il clima meteorologico è stato la causa principale di un anno mellifero dai risultati che definire drammatici e in molte zone disastrosi rischia di essere riduttivo.
Ma andiamo per gradi.
La primavera è per la gran parte delle zone climatiche italiane ed europee l’inizio dell’uscita in massa delle api dalla situazione di riposo invernale. La arnie iniziano a ronzare a pieno ritmo; si devono ricoprire le perdite dei glomeri invernali e le nuove covate richiedono pollini e nettari.
Ma quest’anno cosa è accaduto?
Sono state le temperature a giocare alle api gli scherzi peggiori, che da tempo non si vedevano cosi pesanti. Serve però una premessa.
Le piante e i fiori nettariferi per produrre nettare e polline, buono e in quantità abbondante per le api, hanno bisogno di avere un chiaro segnale dal meteo. Un segnale che dica che la primavera non è una “maledetta primavera”, ma una primavera delicata, dolce, senza gli scherzi delle gelate in notti semi-invernali e senza sbalzi nelle temperature che caratterizzano i primi giorni di sole, ma sono sopratutto le notti a fare la differenza.
Sono state proprio queste ultime ad essere, in molte località italiane e anche europee, fredde. Sui sei-otto gradi. E se durante la notte le temperature non arrivano a superare i 12-13 gradi le piante e i fiori rallentano immediatamente la loro produzione nettarifera, non convinti che la primavera si sia veramente affermata. Questo è ciò che è accaduto in molte aree e questo ha dato origine alla più grande scarsità di nettari degli ultimi anni.
Acacie, Ciliegi, Maggiociondoli ,Tarassaco hanno proposto la scorsa primavera in tempo corretto i milioni di fiori che le api attendevano dopo l’inverno passato a bruciare scorte, ma tutti questi bellissimi fiori erano praticamente… vuoti. Nettare scarsissimo e di scarsa qualità. E le api , da insetti dalla grande intelligenza botanica, se non trovano nettari in quantità e qualità a loro conveniente,sui fiori proposti dalla stagione e dalle presenze botaniche delle zone dove insistono gli apiari non ci vanno, ritenendo questa una fatica inutile.
Ho passato giorni sotto gli ippocastani viennesi in piena fioritura a guardare se le api fossero arrivate per le loro bottinature, ma nulla si vedeva ronzare tra le fronde pienamente fiorite. Questo, ho poi verificato, accadeva anche in molti altri terroir melliferi dove molti amici apicoltori avevano le loro ronzanti.
Risultato: melari vuoti. Quel poco nettare raccolto andava tutto a nutrire le covate.
Qui a Vienna ho dovuto aspettare i tarassachi tardivi del Lainzer per vedere i primi favi riempirsi con lentezza e fatica. Al Prater sino a metà giugno tutta la raccolta delle bottinatrici è andata al nutrimento della covata delle famiglie. Sciami potenti, ma miele dei melari pochissimo.
Poi improvvisamente , ma questo non è accaduto purtroppo in tutti i terroir melliferi, le api hanno iniziato ad esplorare aree più vaste e forse hanno anche ascoltato quello che erano le segnalazioni di quelle che vengono definite in gergo “api anarchiche”. Sì perché in ogni famiglia ronzante vi sono sempre api- circa il 3-5 % -, che non rispettano le indicazioni delle esploratrici, bottinatrici anziane, che indicano le zone di raccolta con la famosissima danza ad otto, o danza del sole che dice alle sorelle pronte alla bottinatura dove e quanto nettare sia disponibile. Attraverso questa famosa danza le api attuano la prevalenza e la permanenza su alcuni fiori rispetto ad altri.
Così, credo, ascoltando le poche api anarchiche che hanno trovato e proposto un’alternativa pronta e possibile, le bottinatrici si sono lanciate su fioriture che in presenza di forti quantità di nettare sulle solite essenze di stagione avrebbero ignorato. Ed ecco che l’aglio ursino è diventato improvvisamente molto appetibile e pieno di api, e con lui i rovi e poi i meli, e chissà quali altre fioriture, in altri anni sempre ignorate.
Cosí ecco che i melari hanno iniziato a riempirsi e, in questo anno strano, con mieli diversi dal solito; spesso molto più eleganti, con profumi splendidi. La quantità è rimasta limitata , ma la qualità dei mieli 2021, almeno qui a Vienna, non ha eguali nelle ultime annate. Questa scelta improvvisa e sorprendente delle mia api mi ha letteralmente commosso e lasciato basito. Non so se la stessa cosa sia accaduta anche altrove, ma credo di sì.
Certamente i mieli 2021, in questa annata virale e strana, non saranno da grandi numeri ponderali, ma credo saranno in ogni caso mieli speciali, perché nati dall’intelligenza ambientale acutissima delle api, che cercano e trovano sempre una strada alternativa.
Saranno per forza mieli più cari, ma sarà il loro valore a dovervi stupire e non dovrà essere il prezzo che deve compensare l’apicoltore di ore di lavoro infinite e di spese sostenute. Sarà questo a dovervi guidare negli acquisti melliferi 2021. Se troverete quest’anno in giro o nella GDO mieli stranamente economici non lasciatevi allettare. Non è annata abbondante che tiene i prezzi bassi. I mieli onesti e veri,magari meglio se proposti da apicoltori conosciuti e che ci mettono la faccia, non hanno prezzo in annate difficilissime come quella in corso,ma solo valore da non lasciarsi scappare. Sono frutto di un vero capolavoro delle api, che da milioni di anni cavalcano il clima della terra e il risultato della tenacia dei loro pastori- api/cultori- che le accudiscono.
Photo by Junie Kim on Unsplash
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