Questo titolo altro non è se non la domanda tipica che mi viene rivolta quando le persone scoprono di cosa mi occupo. Ed è un vero sfracassamento di zebedei, che solitamente accolgo con un sorriso mesto alla Monnalisa, che nasconde un fumetto con dentro la scritta “eccone un altro/a…”
Non è saccenza o maleducazione, il problema è che la risposta, ho scoperto a mie spese nel corso degli anni, non è poi così semplice.
Sì perché prima di tutto bisogna comprendere che i gusti sono discutibili, nel senso vero del termine.
Io posso essere una persona parsimoniosa e famelica per cui se mi consigli una pizzeria dove il costo media delle pizze è a 12€ potrei trovar di che ridire; a una persona così dovrei forse consigliare la pizza all you can eat, sai quanta ne mangi, non sai cosa ti mangi ma se sei felice tu…
E poi mettiamoci che i gusti sono personali, influenzano le scelte e i consigli, quando hai il tuo “ristorante crudista preferito” e ci mandi l’amico che vive di bistecche e braciole il successo decisamente non è assicurato; quando mangi creativo e moderato forse il conoscente che, scoprirai solo dopo, ha la guida delle trattorie per camionisti sul comodino, potrebbe ritenere inconsistente, fuorviante e anche dispettoso il tuo consiglio gourmet.
I problemi sono questi e non solo, per cui quando mi chiedono “che ristorante mi consigli” dovrei rispondere con una serie di domande:
- Quanto vuoi spendere?
- In che zona di Roma vuoi andare a mangiare?
- Che cucina vuoi provare?
- Che cibi non ti piacciono?
- Varie ed eventuali…
Il bello è che – nonostante una serie di informazioni raccolte, in perfetto stile censimento – bisognerà sempre far i conti con le incognite. E le incognite son quelle che ti fregano, son quelle che ti mandano in vacca il consiglio, che possono rovinare la serata al consigliato e la reputazione di buongustaio esperto del consigliante.
Le incognite sono due: il cambio dello chef e una serata storta in cucina.
Diciamolo, se in un locale che amo cambia lo chef non è detto che io sia immediatamente informata, tranne se lo conosco personalmente, se lo leggo sui social o se sono stata da poco a mangiarci. Lo chef è come la spina dorsale di un locale, se cambia lui cambia come minimo la mano che comanda la cucina e spessissimo cambia il menu; e io cosa posso saperne del nuovo? Se non provo non so, se non testo non giudico. Eccoci quindi nel buio più oscuro.
E poi ci sono le serate storte. Credete a me, anche agli stellati capita di far uscire un piatto “ni”, figuriamoci ai ristoranti “terreni”. Ovviamente non è colpa mia, non è colpa dello chef, non è colpa di nessuno. Capita, e stop. Però il consigliato potrebbe ricavarne una pessima esperienza, potrebbe rimanerne deluso e fare di tutta un’erba un fascio, bocciare il locale, come fanno tanti su Tripadvisor, solo per un piatto uscito male.
E allora, vi direte voi, alla fine di tutte queste riflessioni, qual è la mia risposta davanti alla fatidica domanda?
È questa:
“Bah, dipende, ce ne sono tanti. Io – se voglio mangiare [la prima tipologia di cucina che mi viene in mente] vado da [nome del ristorante]. Però certo, è un po’ che non ci passo, non so come stanno messi adesso in cucina [e qui repentino colpo di frusta con cambio di argomento che solitamente implica una domanda al consigliante per gettare subito tutto il mio interesse su di lui]”. Bella, pulita, a prova di denunce e recriminazioni, et voilà!
Vicedirettore di questa rivista nonché blogger, giornalista, laureata in comunicazione, parlo di food ma non solo; recensisco locali ed eventi, racconto di persone e situazioni su siti e riviste. Qui su Cavolo Verde – sperando di non essere presa troppo sul serio – chiacchiero, polemizzo, ironizzo, punzecchio e faccio anche la morale.
In sintesi? Scrivo – seriamente – e mi piace. Tanto.
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