O speziale veritiero! Il tuo veleno è rapido. E così con un bacio io muoio

(W.Shakespeare, Romeo e Giulietta).

L’ultimo articolo scritto da me per Cavoloverde.it, articolo che parlava della Pappa Reale, ha avuto buoni riscontri di lettura e in molti mi hanno scritto. Mi fa molto piacere. Perciò, come già avevo annunciato, mi pare giusto e importante proseguire sulla strada del racconto relativo alle peculiarità anche di altri prodotti dell’ape e dell’alveare che non siano quelli già stranoti: cioè mieli, polline, propoli ecc.

Ad esempio se facessi a qualcuno di voi la domanda quale sia l’uso e l’utilità del veleno delle api, probabilmente in molti non saprebbero dirmi nulla di più che il veleno dell’ape, quando arriva sotto alla nostra pelle, provoca un forte dolore bruciante e un probabile successivo gonfiore più o meno evidenti a seconda delle reazioni individuali alle sostanze attive presenti nel veleno stesso. Poi arrivano prurito intenso e, più raramente, reazioni allergiche anche importanti e che vanno trattate con pratiche mediche specifiche.

Ma oltre al dolore e al prurito, in una puntura d’ape vi è molto di più.
Ma partiamo dalle cose più semplici e curiose.

L’ape quando punge e perché?
Innanzitutto l’ape non punge mai se non provocata, non attacca mai a caso e gratuitamente per noia o divertimento. Lo fa solo quando deve difendere qualcosa, sia questo il proprio miele dentro l’alveare o se stessa. E lo fa pensandoci bene perché pungere,nella vita di un’ape, vuole dire nel 90% dei caso morire. Perché il pungiglione dell’ape, quando entra nella pelle di un animale, e noi umani tra questi, rimane piantato come un amo da pesca, avendo ardiglioni atti a questo scopo e l’ape, fuggendo, si eviscera da sola e dopo pochi minuti muore. Ecco perché una puntura l’ape non la spreca mai, ma la usa come ultima ratio. Solo se punge altri insetti il pungiglione può esser estratto senza danni. Altrimenti è la vita dell’ape che se se va.
Va anche detto che nel corso della sua breve esistenza l’ape può pungere solo dopo tre settimane dalla propria nascita, quando diviene guerriera atta a difendere l’alveare e dopo che le ghiandole velenifere all’interno del suo addome si sono sviluppate e iniziano a produrre veleno. Quando è appena nata e per diversi giorni nessuna puntura potrà essere inferta da lei a qualcuno che la dovesse disturbare.

Oltre alle operaie anche la regina ha un bel pungiglione, ma questo non viene mai usato per usi aggressivi contro di noi o contro altri animali, ma solo contro altre regine nelle sfide per il dominio regale all’interno dell’alveare.

La parte maschile dello sciame invece, i droni o fuchi, non ha pungiglione. I fuchi sono del tutto inoffensivi anche se molto rumorosi quando svolazzano intorno alle arnie.

Detto questo, vi sono luoghi specifici nei quali è più facile venir punti dalle api. Non in un prato dove le api volano da fiore in fior , a meno di non schiacciarne una casualmente con i piedi, ma non è facile. Non sotto una pianta fiorita di tiglio o di ciliegio fioriti dove migliaia di api lavorano in bottintura. Potete dormire sonni tranquilli sotto questi alberi fioriti e con migliaia di api sopra le vostre teste che emettono il loro ronzio curativo – ma di questo parleremo un’altra volta – e nessuna di loro vi disturberà. Semplicemente verrete ignorati.

Mentre se andaste a curiosare, magari ridacchiando, facendo ampi gesti con un bel vestito sgargiante e odorose dosi di ottimi profumi davanti ad un alveare, la probabilità di subire un attacco delle api guerriere che sono sulle portine a difesa della famiglia sarebbe altissima.
E non sarà una sola ape a pungervi, ma probabilmente diverse api si lanceranno contro la vostra testa e in quel caso saranno guai. In quel caso comunque non correte via veloci, loro saranno molto più veloci di voi e si accanirebbero ancora di più. Conviene andarsene molto lentamente e senza gesticolare a mulinello con le mani, sarebbe inutile, anzi peggiorereste le cose. Lentamente allontanatevi, andando verso il fianco delle cassette o meglio ancora dietro di esse e solitamente dopo una quindicina di metri dall’apiario vi lasceranno in pace senza più seguirvi.

Ora un po’ di notizie sul cosa c’è dentro una goccia di veleno d’ape.

Alla composizione del veleno d’ape partecipano 78 diverse componenti. La Melittina. Un peptide. Presente al 40-50 % Ha proprietà stimolanti sul cuore, abbassa la pressione sanguigna, permeabilizza i tessuti, è un potente antiinfiammatorio, inibitore del sistema nervoso centrale, radioprotettivo, antibatterico e antifungino.
L’Apamina (2%) è un antiinfiammatorio, neurotossico e stimolante del sistema nervoso, migliora la conduttività elettrica delle guaine nervose anche se degenerate. È un componente importante per la cura della sclerosi multipla.
Il Peptide 401 (2-3%), altro antiinfiammatorio, sembrerebbe agire sull’ipofisi scatenando la produzione di ACTH e quindi di cortisolo, rivestendo anche importanza per il sistema immunitario.
L’Adolapina (1%) ha un’attività antipiretica e analgesica.
L’Istamina (1%) ha un’attività vasodilatatrice. È all’origine delle sensazioni dolorose e infiammatorie del veleno.
La Fosflolipasi (12%) e la Ialuronidasi (4%) detossificano le cellule, permeabilizzando i tessuti (importante perciò in affezioni reumatiche), la Fosfolipasi provoca inoltre una riduzione della pressione sanguigna ed inibisce la coagulazione del sangue, la Ialuronidasi è immunostimolante.
La Dopamina agevola la funzione di neurotrasmissione e provoca l‘aumento della frequenza cardiaca.

Non male vero?
Ora veniamo alle cure per le quali in campo medico il veleno viene usato.

In campo: Neurologico (per Sclerosi multipla, Lombosciatalgia, Paralisi di Bell, Analgesia, Nevralgia, Dolori cronici, Nevralgia post-erpetica, Sindrome del Tunnel carpale)
Reumatologico (per Reumatismi, artriti e Artrosi, borsiti, Mialgie, Spondilite deformante, Poliartrite Deformante, Artrite psoriasica, Gotta, Gomito del tennista, morbo di Schermann, Fibromialgia, Tendinite, Contrazione di Dupytrèn, Traumi)
Polmonare (per Asma, Malattie ostruttive polmonari, Enfisema)
Immunologico ( per Scleroderma, Lupus Erytematosa, Endoarteritis Obliterans)
Infettivologico (per Herpes Zoster, Meningite Virale, Sindrome della Stanchezza Cronica, AIDS, Verruche)
Dermatologico (per Eczema, Tumori della pelle, Tumori vascolari della pelle, Alopecia, Dermatiti seborroiche, Micosi, Calli)
Cardiovascolare: (per Ipertensione, Ipotensione, Aterosclerosi, Aritmia, Endoarterite)
Oftalmologico (Glaucoma, Maculopatie)
Veterinario (Artriti, Infezioni)
Inoltre per ferite, lesioni, cicatrici, come preventivo per raffreddori e influenze, per sindrome premestruale, per crampi mestruali, per aumentare il numero di spermatozoi, per aumentare la fertilità.

Mi pare un bell’elenco non credete e… non lo avreste mai immaginato, dite la verità.

La cura con veleno d’api è antica, già gli Egiziani erano esperti nell’uso del veleno delle ronzanti.

L’apiterapia vera e propria nasce però in Austria, a cavallo tra l’800 e il ‘900. Fu il dottor Philip Terc che lo utilizzò in 25 anni di pratica su pazienti reumatici. La ditta Mack poi, nel sud della Germania, iniziò nel 1930 la preparazione commerciale del veleno. Le operaie della ditta prelevavano le api una ad una davanti all’ingresso dell’alveare e con una lieve pressione le inducevano a infilare il pungiglione in una stoffa assorbente. Qualche anno dopo venne introdotto un metodo meno laborioso, utilizzando una leggera scossa elettrica per indurre le api a infilare il pungiglione. Il metodo venne perfezionato nel 1960 in Cecoslovacchia, dove il materiale utilizzato per la raccolta era un tessuto speciale che permetteva alle api di sfilare il pungiglione lasciando il veleno. Questo metodo è usato anche oggi.

Ma modernamente oggi il veleno viene estratto con apparecchi particolari a bassa carica elettrica che stimolano le api ad emettere veleno e che sono posti all’interno degli alveari per brevi periodi. Hanno passerelle formate da piccolissimi fili in acciaio fitti fitti e messi in tensione elettrica a 20-30 volts dove le api sono obbligate a passare sopra per entrare nell’arnia. La piccola stimolazione elettrica fa emettere alle api il veleno che cade in un recipiente sottostante i fili e viene raccolto. La pratica però rende le api molto aggressive scatenando la risposta feromonale dell’attacco e deve essere di breve durata.

I paesi nei quali oggi l’apiterapia a base di veleno d’api viene praticata con successo sono: l’America, la Russia e nei paesi dell’est europeo. Seguono Cina, Giappone, Corea, Canada, Francia, Germania, Svizzera e Austria.

Per chi poi volesse approfondire veramente la cura “ velenosa” e ronzante ecco alcuni testi che ho trovato molto interessanti e che vi consiglio.

Libri reperibili in Italiano:
Bodog Beck: Apiterapia, Nuova Ipsa Editore, 1999
Umberto Nardi: Apiterapia, ed. Aporie 1992
Federico Grosso: Apipuntura, Edizioni TIP.LE.CO, 2001
Paolo Pigozzi: Apipuntura e Apiterapia, Ed. La Casa Verde 1996
In lingua inglese, francese e spagnola è disponibile un CD realizzato a cura della Commissione d’Apiterapia di Apimondia, www.ap-ar.com, “Trattato di Apiterapia”

Inoltre consiglio anche la lettura del capitolo bellissimo e molto approfondito sul veleno delle api che potrete trovare nel sito www. mieliditalia.it sito nodale per capire la vita delle api e per conoscere i prodotti dell’ alveare.

Buona cura e buone punture a tutti…, per chi volesse provare.
Io la cura la faccio ogni anno, gratuitamente. Provvedono le mie ragazze ronzanti su mia richiesta, ma spesso anche senza preavviso, così, come regalo di benvenuto.

Photo by Maxime Gilbert on Unsplash

  • Articoli
Vive in Austria, a Vienna, dal 2014. Studia, scrive e collabora con le sue “ragazze ronzanti” che volano e producono mieli nelle foreste viennesi. Api-cultore, mielosofo, amante della Sapienza applicata al cibo. Libero pensatore nato a Mantova nel secolo scorso. Dice di se: “Vengo… non so da dove. Sono… non so chi. Muoio… non so quando. Vado…non so dove. Mi stupisco di essere lieto.
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