Se in Natura i funghi crescono nei boschi, quando si parla di coltivazioni le cose cambiano. C’è chi li coltiva nelle cantine di un palazzo antico in centro città, chi preferisce le grotte o i masi di montagna e chi addirittura li porta nello spazio.

Funghi e birra

Quello che oggi è il quartiere di Cureghem, è da sempre conosciuto come il villaggio dei macellai perché lì, nel 1887 sul sito dell’Istituto di arti e mestieri, fu costruito il nuovo macello. In quegli anni, infatti, fu presa la decisione di chiudere i mattatoi comunali in centro città, che avevano gravi problemi per il trasporto di bestiame e l’igiene. La località prescelta per la costruzione del nuovo mattatoio fu Cureghem. In paese fu scelto perché è collegato alla ferrovia e lì scorre il canale Bruxelles-Charleroi. Dopo varie discussioni politiche, fu spostato lungo avenue Ropsy-Chaudron. I mattatoi di Anderlecht, di cui Cureghem era una frazione, furono inaugurati nel 1890. Negli anni parte del mattatoio e delle sue ghiacciaie sotterranee sono diventate un grande mercato di generi alimentari dove si trovano prodotti locali e una serie di bar e ristorantini sempre pieni di gente. Ma è sul tetto e nelle ghiacciaie che hanno luogo le iniziative più innovative. Sul tetto di 4000 mq è stato costruito il sistema acquaponico più grande d’Europa che produce, ogni anno, 35 tonnellate di pesce fresco e 75 di prodotti stagionali. Nei sotterranei, invece, si ricicla un materiale molto

abbondante in Belgio, gli scarti della produzione della birra. Nata dalle menti di Thibault Fastenakels, Quentin Declerck, Sylvère Heuzé e Hadrien Velge, Le Champignon de Bruxelles trasforma il draff (residuo di fermentazione dell’orzo) in substrato per la coltivazione dei funghi giapponesi Maitake, Eryngii, Nameko e Shiitake. Con una bicicletta a pedali appositamente modificata, uno dei 12 dipendenti della società, gira per i birrifici a raccogliere il draff e lo porta a Cureghem. Qui viene pastorizzato e impiegato come terreno di coltura per i funghi. Una volta raccolti i funghi il terreno che rimane è ricco di nutrienti. Viene così inviato ai produttori di orzo per fertilizzare i campi dove verrà coltivato il cereale che tornerà nei birrifici.

Funghi al museo

Era il 1978 quando, il neo diplomato Yann Bouchard, aiutato da suo padre Louis, creò, nelle cantine della casa di famiglia, il Museo dei funghi selvatici. I Bouchard vivono a Saumur, nel cuore della regione della Loira, denominata la “Città bianca” per il candore delle sue costruzioni, tutte realizzate in pietra di tufo. Questo gesso che si estraeva per la costruzione di molti edifici (castelli, abbazie e abitazioni private) è anche all’origine dei famosi habitat e caverne trogloditiche della Regione. Quindi Yann trova proprio sotto casa l’ambiente ideale per far prosperare i suoi funghi. Nel 2000, in un’altra vicina galleria sotterranea, prende vita un altro progetto di Yann. Insieme allo artista Philippe Cormand, che è rimasto quasi 1000 giorni a lavorare, sottoterra ha dato vita alla riproduzione, in tufo, di 20 fra i più bei monumenti della Valle della Loira. È di 2 anni fa l’ultimo tassello del Parco TroGlo Nature. Yann e suo fratello Stanislas hanno creato i Jardins du Puygirault che ripercorrono l’evoluzione degli orti da quando gli uomini hanno coltivato la terra. In particolare, il Museo dei funghi con prima fungaia aperta al pubblico, ripercorre tutte le tappe dell’evoluzione della coltivazione del fungo. Il museo è cresciuto nel tempo fino a diventare il più grande d’Europa. Oggi agli Champignon si sono affiancati i Shiitake, i Pleurotus, i Pied Bleu, i Coprini e altri cultivar fino ad arrivare a più di 12 specie per un totale di 10 tonnellate l’anno di raccolto. La visita alla fungaia e al Museo termina in un’autentica casa “troglodita”, scavata nella collina che ospita una collezione di una varietà di oggetti “fungini” provenienti da oltre 50 paesi diversi.

I funghi nelle grotte

A pochi passi dal Lago di Bracciano, sulla strada che porta a Roma, sorge Manziana. Già il suo nome, che deriva dal latino lapis anitianus, o pietra “anitiana”, legano la città alla pietra che qui veniva estratta a partire dall’epoca romana. Questa roccia fu utilizzata a Roma nella costruzione del portico del Foro Olitorio, il mercato dei legumi e delle verdure, posto alle pendici del Campidoglio. Una volta esauste, le cava furono trasformata poi in camminamenti sotterranei, in nascondigli o in depositi per l’affinamento del vino. In una di quest’ultime, nel 2017, Claudio Amoroso iniziò la sua attività di coltivatore di funghi creando l’azienda Naturalfunghi. Seguendo un trend tradizione-innovazione, Claudio decide di affiancare agli autoctoni Cardoncelli, Pioppini e Pleurotos, l’esotico Shiitake (per il quale hanno la certificazione “bio”). Per la loro coltivazione è stata scelta la grotta e un metodo totalmente naturale e senza ausilio di alcun trattamento fitoterapico. Inoltre all’interno delle grotte non si registrano forti sbalzi termici, caratteristica che permette di ottenere fungi freschi tutto l’anno.

Funghi in alta quota

Ad Aldino nell’antico maso “im Thal”, i giovani produttori Andreas Kalser e Josef Obkircher hanno recuperato un vecchio fienile e lo hanno riprogettato per creare le condizioni ideali alla coltivazione biologica di funghi nobili altoatesini. Una sfida, iniziata nel 2017, che rivalorizza il passato guardando al futuro e a uno dei mercati principali del territorio come quello della ristorazione. Nessuno all’inizio credeva che ce l’avrebbero fatta, eppure i due giovani ci hanno lavorato duro e oggi vicino ai locali cardoncelli si trovano anche i funghi cino-giapponesi Shiitake.
Il luogo adibito alla coltivazione dei funghi è l’ex fienile dove oggi trovano posto cinque celle frigorifero per ottimizzare tutte le fasi del ciclo di crescita di ogni tipologia di fungo.

Funghi in orbita

Risale al 2016 il primo esperimento di coltivazione di funghi nello spazio. Per oltre un anno gli scienziati della Stazione Spaziale Internazionale hanno coltivato a bordo della navicella, in condizioni molto simili a quelle di Marte, il fungo antartico Cryomyces antarcticus. Già sulla Terra questo fungo cresce nelle valli desertiche McMurdo Dry Valleys, situate nella Terra Vittoria al Polo Sud, che a causa a causa della scarsa umidità e della bassa temperatura sono simili alle terre marziane. I funghi raccolti al Polo Sud sono stati spediti in orbita nella stazione spaziale dedicata alla ricerca, dove gli scienziati-astronauti hanno potuto constatare che il 60% delle cellule del fungo artico sono rimaste intatte, nonostante la simulazione di condizioni di crescita marziane, con tanto di irradiazioni con raggi UV.

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Alessandra Iannello giornalista dal 1987 quando inizia a scrivere di informatica e di nuove tecnologie. Nell’ambito della Casa Editrice Tecniche Nuove passa poi all’ambito tessile, accessori e moda. In breve tempo arriva a collaborare con i quotidiani economico-finanziari come MilanoFinanzaFashion, Affari & Finanza, Finanza e Mercati, Libero Mercato dove si occupa di economia del mondo della moda e del lusso. Nel frattempo è collaboratore fisso della pagina di Costume e Società del quotidiano Libero. Oggi è corrispondente per l’area Macro de Il Messaggero e Il Mattino, direttore responsabile del quotidiano della comunicazione Pubblico On Line e del giornale online Ianny’s Eyes. Inoltre è contributor per Agrodolce, ilmessaggero.it, responsabile per l’area food di Manintown (cartaceo e online). Ianny’s Eyes è il suo giornale online che vanta una pagina Facebook seguita da 3.300 follower, un profilo Instagram con un seguito di 2.550 fan e un profilo Twitter con 600 follower.