Giornali, televisioni, riviste fanno un gran parlare di alimentazione e l’uomo della strada si interroga su quale possa essere la sana alimentazione del periodo post covid, ammesso che siamo in un periodo post…
Per capire come migliorare la nostra alimentazione è necessario prima di tutto comprendere quali scelte compiono le persone tutti i giorni quando fanno la spesa, e da cosa sono motivate.
Vi sono alcuni, attenti alla loro salute, che dedicano una particolare attenzione al cibo,
acquistando prodotti biologici e non trattati con pesticidi, carni di animali al pascolo e latte da erba, ovvero non prodotto in allevamenti intensivi, preferendo verdure fresche, formaggi e yogurt, controllando le date di scadenza e la provenienza geografica dei prodotti. Sono una minoranza, e non badano a spese pur di acquistare alimenti di certificata genuinità. Solitamente hanno una cultura medio alta e considerano il cibo alla stregua di un buon carburante per far stare bene l’intera macchina-corpo.
Vi sono invece altri che sono totalmente indifferenti ai prodotti, non subiscono il fascino delle pubblicità e prendono dagli scaffali dei supermercati i prodotti a caso,
senza una scelta ragionata, o scelgono i più economici, si cibano di minestre liofilizzate, di carne in scatola, di verdure sotto vetro e di sughi pronti, non disdegnano i piatti già fatti, anche e soprattutto surgelati. Vanno a fare la spesa nei supermercati grossi e nei discount e non si interessano di problematiche legate all’alimentazione. Sono gli individui, per la maggior parte uomini single, che hanno considerato il problema della mucca pazza un incidente di percorso e il pollo alla diossina una manovra politica. Costoro sono, caratterialmente, ottimisti, controllano rare volte il loro tasso di colesterolo, e pensano che cibarsi sia un fatto naturale e necessario, e che non sia utile perdere tempo a leggere le etichette.
Una tipologia di persone in forte aumento è quella che è vittima delle diete,
complice anche il lockdown con i suoi strascichi di ansia, ma non riesce a rinunciare alle trasgressioni. Allora i dolci già preparati, le merendine ipercaloriche, gli affettati, i formaggi conditi e lavorati si alternano a cibi integrali e yogurt, a fiocchi di latte e barrette dietetiche, ad alghe e a beveroni. Costoro solitamente hanno una propensione per i prodotti biologici, ma non stanno a guardare i conservanti e i coloranti protagonisti delle loro scorpacciate trasgressive. Sono continuamente in bilico tra fame e sazietà e si pesano ossessivamente. Se dimagriscono si concedono trasgressioni alimentari, se invece ingrassano si impongono regimi alimentari da campo di concentramento.
Una grossa fascia di lavoratori manuali privilegia una tipologia di alimentazione che potremmo definire “robusta”.
Molta pasta, molta carne, poco pesce, molto pane, vino, caffè e liquori. Mia nonna direbbe che questo è un mangiare da muratori, ma, forse, per le persone che svolgono lavori impegnativi dal punto di vista fisico, è ancora un cibarsi sano, se non si eccede con i liquori e se si controllano almeno una volta all’anno i valori del sangue con appositi esami.
I giovani poi sono una categoria a parte: influenzati dalla pubblicità e dalle mode, alternano cibi gustosi ma non molto salutari come hamburger e panini imbottiti,
farciti con salsine strane, a patatine e anelli di cipolla o altre diavolerie fritti in olii prodotti chissà come e chissà dove, per poi – specialmente per quanto riguarda le ragazze – imporsi diete terrificanti e antisalutari al massimo pur di non perdere la tanto agognata linea da fotomodella.
E c’è purtroppo un’ultima categoria di persone, della quale fanno parte soprattutto gli anziani, che adotta una tipologia di alimentazione dettata dal risparmio:
costoro acquistano poca carne, pesce di bassa qualità, e privilegiano prodotti sfarinati quali semolino, pasta e pastina, un poco di frutta e di verdura, pochissimi dolci, quasi per nulla vino e alcolici. Mangiano come formichine e stanno più attenti al costo dei prodotti che alla loro genuinità.
In generale potremmo dire che la scelta dell’alimentazione nel nostro paese dipende dal grado di cultura oltre che dalle possibilità economiche degli acquirenti.
La scelta di acquistare cose non “firmate” anche nell’alimentazione è intelligente, poiché, come dicono in molti, nei prodotti famosi si paga soprattutto la pubblicità. È vero, ma sarebbe opportuno imparare a controllare e comparare gli ingredienti per avere una visione globale della cosa. Alcuni cibi di marche strane, infatti, presentano percentuali di acqua più alte, o pesano meno, o sono più facilmente deperibili, possono essere confezionati con prodotti di seconda scelta e con farine dalla dubbia provenienza.
Quindi bisogna stare attenti, ed essere oculati nelle scelte.
Sarebbe meglio privilegiare alimenti di origine italiana, se non proprio regionale, e acquistare solamente frutta e verdura di stagione, al massimo della maturazione. Inoltre bisogna imparare a leggere le etichette ed evitare quelle che segnalano troppi conservanti, coloranti, additivi, prodotti di provenienza straniera, ecc. Cosa questa che, per via della fretta, della disattenzione, della non abitudine a considerare l’alimentazione un fattore fondamentale della nostra esistenza, sono in molti a non fare.
C’è da auspicare che la percentuale di persone che presta attenzione a ciò che mangia sia in continua crescita, che si torni a un regime dietetico post abbuffate anti covid più equilibrato, e che si trovi il tempo per cucinare “all’antica” per riscoprire i sapori della nostra infanzia, quei sapori che sono parte fondamentale delle nostre radici culturali.
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Da quando mi sono trasferita in Portogallo ogni giorno è una scoperta, o meglio, una riscoperta, di riti, usanze, saperi contadini a volte banali e semplici, ma efficacemente evocativi di un universo che, in Italia, se non proprio scomparso, si è fortemente ristretto e ripiegato su se stesso.