Vogliamo giustificare l’uso di bevande alcoliche come disinfettanti? Ma sì, facciamolo! Ok, scherzi a parte, l’uomo ha necessità di bere acqua, sempre e comunque, ma nell’antichità, a parte dove era presente acqua corrente, le infezioni di cui poteva essere veicolo erano tante. Nella società medioevale l’acqua era accessibile a tutti: piovana, da fiumi, da laghi, da pozzi, ma la sua qualità variava e se a volte era solo poco gradevole al palato, più spesso era veramente pericolosa.
Paolo Diacono, nella sua Storia dei Longobardi, descrive come bere acqua fosse molto raro, più spesso si beveva vino o birra. La pratica portava alla conclusione che l’utilizzo di acqua stagnante o da sorgenti e/o pozzi contaminati portasse malattie o addirittura la morte. Quindi la birra, che subiva un processo di cottura, o il vino con la sua gradazione alcolica e acidità, erano esenti da infezioni batteriche e poi, diciamolo, erano anche più buoni! Pare che le armate di Alessandro Magno, usassero un rudimentale metodo di distillazione dell’acqua di mare, ponendo delle pelli di pecora su orci pieni di acqua e, sfruttando il calore del sole, raccoglievano la condensa ottenendo acqua pura. Nel 1740, il comandante della Marina Britannica, Edward Vernon decise che nella dose di rum giornaliera, ogni marinaio vi aggiungesse succo di lime o limone e zucchero: eravamo alla presenza di un proto-cocktail?

Il problema della sanità dell’acqua era sentito, questa veniva stipata in barili di legno accatastati nella stiva, che dopo pochi giorni di navigazione risultava imbevibile ed infetta,

perciò aggiungere una mezza pinta di rum la rendeva potabile (la regola del rum per i marinai inglesi è rimasta in auge fino al 1970 quando fu interrotta, con grandi proteste da parte degli stessi). Pare che i pirati che scorrazzavano nei Caraibi amassero una bevanda chiamata Draque, un rum grezzo mescolato con zucchero di canna e foglie di menta, che si dice inventato dal famoso Sir Francis Drake e che, vista la ricetta, potremmo definirlo un antenato del nostro Mojito, come il Daiquiri che probabilmente trova il suo antenato nel Canchanchara che combinava rum, succo di lime e miele. Ma è facile pensare che l’unione di rum, o altro distillato, e il succo di lime o limone o altro agrume potesse avere la doppia valenza di proteggere il marinaio dall’acqua infetta e di combattere l’altra grande malattia che li colpiva: lo scorbuto che è la carenza di vitamina C.
Ed infatti fra tutti questi “intrugli” di alcol e agrumi il più famoso forse è il Punch o Ponche, nome che pare derivi dalla lingua Hindi che significa, “pugno” o “cinque” ed indicava i 5 elementi che costituivano la ricetta di questo antenato dei cocktail, per ricordarla ci si affidava ad una filastrocca: One of sweet, two of sour, three of strong, four of weak, five of spice, e questo portava al bilanciamento dei prodotti. Una parte di dolce (zucchero di canna), due di agrumi (cedro, limone o lime), tre di alcol (rum, gin , brandy), quattro di acqua o tè e cinque di spezie (noce moscata, chiodi di garofano, cannella, scorza d’arancia). Ed anche ai giorni nostri possiamo personalizzarlo a seconda degli ingredienti che abbiamo o dell’evento in cui lo serviamo, proprio come nei Gentleman Club del passato, dove veniva servito il Punch del Club dalla ricetta segreta. Provate a prepararlo anche a casa, un ottimo misurino può essere una o mezza tazzina da caffè, unire tutto in un contenitore e bilanciare il gusto a piacere. Servire freddo d’estate o caldo d’inverno.

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Nato a Roma, classe 1956, dopo il liceo classico ha rischiato di diventare medico. Purtroppo o per fortuna, la dedizione allo studio l’ha poi dirottata verso altre materie: è infatti Sommelier e Docente Certificato Fisar, degustatore di Olio Onav, degustatore di Whisky ed è iscritto all’Università di Viterbo alla facoltà di Agraria Enologia e Viticoltura. È stato presidente di ADB Lazio e ora è fondatore e docente di Unione Degustatori Birre. La sera fa tardi nel suo piccolo grande locale, il Beerstyle, che gestisce per passione insieme ad altri soci anche loro degustatori, al mattino si sveglia prima del sole: per lavoro cura la Rassegna Stampa per il Ministero dell’Interno. Probabilmente a volte dorme anche lui.