Qualcosa, un virus, mi ha scippato la primavera!
È l’unica stagione veramente vivibile in Sardegna. Adesso che si può finalmente circolare liberamente mi ritrovo un paesaggio bruciato come fosse giugno inoltrato. Quest’anno ha fatto un inverno mite e ai primi di marzo, quando ci hanno chiuso in casa, stava già esplodendo tutto. Mi sono persa tutte le fioriture delle colline, prima gialle, poi bianche e viola e infine rosse di sulla e papaveri.
Adesso ci aspetta il marrone bruciato fino a novembre, e poi la stagione delle piogge.
A dire il vero ho visto qualche cosa di primavera sistemando il giardino e facendo l’orto dietro casa, tipo l’orto invaso da margheritoni selvatici gialli, ormai seccati e pervinca, che ho dovuto ridurre a bordura dell’orto a suon di zappa, ma mi mancano irrimediabilmente i paesaggi sconfinati e fioriti.
Però qualche vantaggio questo periodo l’ha avuto. È stato un periodo sobrio.
Sobrio in cucina poiché ho dato fondo alla dispensa, e parco di rumori: niente santi portati in giro a prendere l’ora d’aria in scoppiettanti processioni a suon di botti. I miei animali ringraziano.
Niente sagre paesane! E quindi niente anguille arrosto a mo’ di serpente, niente vermi che scappano dal formaggio, niente pecora bollita, niente treccia fatta di budella e interiora sulle graticole delle sagre.
Curiosi di conoscere la treccia? La cordula, chiamata anche treccia, è a base di interiora d’agnello e deve il suo nome alla forma che assume con l’intreccio degli intestini.
E così intestino tenue e crasso, pancia e una rete, chiamata in sardo “sa nappa”, sono sapientemente intrecciati a formare la treccia.
Ogni anno, da dicembre fino a primavera inoltrata, si macellano gli agnelli: niente va sprecato, comprese le interiora. La treccia si fa allo spiedo: due ore di cottura alla giusta distanza dalla brace per permettere la cottura omogenea anche all’interno: deve risultare croccante fuori e morbida all’interno, o in pentola con i piselli. Nella seconda versione occorre cucinarla con una molletta al naso poiché l’odore è terribile.
Mi consolo con le biciclettate. Ora che è permesso allontanarsi da casa oltre i 200 metri, mi sto godendo il paesaggio ormai giallo di fieno.
Vado a farmi un giro in bicicletta, ma rivoglio indietro la primavera!
Photo Credits: cordulasarda.com
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