Dopo un bel po’ di divagare, torniamo in terra sarda (la terra che mi ospita) e parliamo del dolce sardo per definizione: le seadas.
Tonde e dorate come il sole pieno della Sardegna, profumate di agrumi e miele.
Un innamoramento! La prima volta che sono stata in Sardegna, nell’ 85, me ne sono mangiata una ogni sera… per un mese!
E, giuro, quasi non potevo credere che era un dolce con il cuore di formaggio.

Ma vediamo la ricetta che vi consiglio di provare.
Gli ingredienti sono semplici ed essenziali, come è semplice ed essenziale tutta la cucina sarda.

Ingredienti:

500 gr di formaggio pecorino freschissimo (astenersi “galbanini” e perditempo…)
500 gr di farina 00 (alcuni usano metà farina e metà semola)
50 gr di strutto
acqua quanto basta (l’impasto deve risultare elastico e compatto)
1 cucchiaio semola (facoltativo)
scorza di 2 limoni
sale
miele (che io scaldo leggermente, dev’essere tiepido e fuso e aromatizzato con una spruzzata di limone o arancia)

Impastate la farina con dell’acqua tiepida e un pizzico di sale, unite lo strutto a pezzi e a temperatura ambiente e lavorate sino al completo assorbimento. Lasciate riposare la pasta coperta con un tovagliolo. Tagliate il formaggio a pezzetti e mettetelo in un tegame facendolo fondere a fuoco basso mescolando (se dovesse formarsi del siero, unite un cucchiaio di semola).

Quando il formaggio sarà fuso, versatelo su un foglio di carta da forno e, prima che indurisca, modellatelo in modo da ottenere un rettangolo di circa 20 x 30 cm. Cospargete di scorza di limone grattugiata e, una volta riacquistata consistenza, tagliatelo in una dozzina di dischi.

Ricavate delle sfoglie non troppo sottili dall’impasto, poggiateci sopra i dischi di formaggio e ricoprite con una seconda sfoglia. Premete con le mani per eliminare l’aria e pressate le sfoglie per saldarle insieme. Ritagliate con la rotella tagliapasta, lasciando un bordo di 2 cm intorno al formaggio.

Friggete in abbondante olio ben caldo. Girate quando la superficie del lato inferiore risulta dorata, poi sgocciolate e posate su carta assorbente. Vanno servite caldissime, irrorate di miele fuso aromatizzato con arancia o limone.
Ottimo l’abbinamento con un miele leggermente amaro come quello di corbezzolo.
Vi sembra complicato? Semplifichiamo: fai la pasta, la tiri per bene con l’aiuto della macchinetta, fai i dischi e ci metti il formaggio che vuoi (anche a fette o grattugiato), formi il raviolone e fai friggere. Il miele fuso aromatizzato con gli agrumi però è indispensabile (diffidate dei ristoranti che vi servono le seadas con zucchero a velo in 1000 ghirigori: il sapore non è lo stesso).
Le seadas vanno consumate fresche, si conservano in frigo per un paio di giorni (altrimenti congelatele) su un vassoietto di cartone con un po’ di semola, ben coperte di pellicola (abbiate cura di mettere un po’ di semola per non farle attaccare alla pellicola).

Quale dolce sardo riesce ad evocare così bene i colori e i profumi della Sardegna?

Photo credits: ilfiordicappero.com

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Luisa nasce nella Bassa Lodigiana 62 anni fa. Impara a leggere e a scrivere a quattro anni perché la madre si stanca di leggerle il Corriere dei piccoli. Alle elementari è quella che legge in classe le letture. A otto anni vince il primo premio in un concorso regionale con un tema scolastico. I suoi temi vengono letti in classe fino alle superiori. Studia e lavora a Milano finché non si innamora della Sardegna. Si trasferisce definitivamente in Sardegna quando decide di diventare mamma. Alla figlia trasmette l’amore per le letture e per gli animali. Ha appena lasciato l’ Abruzzo dove ha gestito per otto anni una location (il Vecchio Bosco di Ortona ) con annessa Associazione Culturale. Deve perennemente rinnovarsi e creare, altrimenti non sta bene. Nel 2017 ha pubblicato Storie Nere (una raccolta di 17 storie di gatti neri ) e, nel 2018, ha pubblicato Fi Fi (Fiabe e Filastrocche). Ha in cantiere Due streghe al telefono, Donne complicate e Magie in barattolo (il suo ricettario poco segreto di confetture ai fiori).
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