Sono oramai anni che tutte le maggiori festività italiane sono soggette a critiche di ogni sorta.
Il Natale è una festa ipocrita, il Carnevale è troppo vicino alle abbuffate natalizie e ci rovina i buoni propositi, la Pasqua è tutta una scampagnata nel traffico dei pic nic dell’Angelo e via di seguito.
Ovviamente anzi, forse anche di più, di queste critiche ne risente il Santo Valentino, il protettore degli innamorati, il patron (si fa per dire) dei Baci Perugina, cioccolatini che io – personalmente – adoro, inventati da Luisa Spagnoli prima che divenisse la regina del buon gusto della moda italiana.
Mi dispiace però unirmi al biasimo nei confronti di questa ricorrenza e me lo immagino, San Valentino, nella beatitudine celeste, guardare in basso e sentire i nostri commenti, leggere le nostre parole di snobismo misto a fastidio (o a volte anche solo a ipocrisia del “vorrei festeggiarlo ma non ho la materia prima per farlo”).
Povero Santo, manco l’avesse scelto lui di essere associato alla festa degli innamorati; è che ci sono cose che non scegli, ti capitano, ti piovono addosso e non te ne liberi più. Ecco, come divenire il patron della festa più romanticamente melensa che esista.
Caro San Valentino, è per questo che io mi rivolgo proprio a te, per spiegarti cosa passa nella testa degli esseri umani, per dirti che no – non c’è nulla di personale – ma è colpa del marketing che ci impone rose rosse e cioccolatini, ristorantini a go go e serate bollenti per festeggiare te e il nostro amore.
Amore? Ma davvero – ti chiederai tu – voi lo festeggiate una sola volta l’anno? Eh sì, caro Santo, noi esseri terreni lo festeggiamo una sola volta l’anno. E magari il resto del tempo lo passiamo a tradirci, sfruttarci, ingannarci e negli ultimi decenni va molto di moda anche ucciderci. Eccolo, l’amore al tempo nostro.
E quanti uomini vedrai da lassù, che in questi giorni si affannano a trovare uno straccio di regalo per la moglie (altrimenti chi la sente…) e magari pure per l’amante (altrimenti si mette in sciopero e allora perde il senso avere l’amante…)
Per chi è vittima degli spot televisivi via libera a cioccolatini di ogni sorta con confezioni che in questo periodo si fanno a cuore (letteralmente parlando) e si colorano di rosso, il colore della passione, il colore del “ok, te pago la cena, ok te faccio il regalo, ma almeno a S. Valentino me la dai?”
Poi c’è chi si spinge verso il formalismo del regalo fiorato. Non dimenticherò mai una ragazza che, vedendosi recapitare l’ennesimo mazzo di fiori per il suo compleanno mi disse “ma perché mi regalano tutti i fiori? Mica so morta!” questo per dirvi cosa pensano molte donne del vostro regalo reciso. In alternativa il gioiello, banale ma un vero must, partendo dall’acciaio oramai sdoganatissimo finendo all’oro passando per l’argento.
E dopo il regalo l’occasione va festeggiata: una volta l’unica scelta era la cena nel ristorante, tra menù fissi mielosi dove in ogni portata potevate trovare parole come “cioccolato”, “rosso”, “cuore”. Insomma, l’originalità, quella bella…
Oggi ci si allarga per dei goduriosi spa day, dove il menu diventa lunch ma il lusso sta nei trattamenti associati, dove ci si cura del corpo, ci si rilassa e si fanno massaggi di coppia che ben predispongono alla fine della serata.
Ma tu ti chiederai, caro S. Valentino, in tutto questo l’amore dove stia.
Nel formalismo del dovere di festeggiare, del dovere di organizzare, del dovere di mostrare di amare – quantomeno – quel giorno, una persona, l’Amore con la a maiuscola non c’è, semplicemente non c’è, perché se ci fosse i cioccolatini ce li faremmo trovare (a turno) sul cuscino in una mattina qualunque, i fiori li raccoglieremmo insieme durante romantiche passeggiate primaverili, i regali sarebbero sorprese per dire “io ti amo, non scordatelo mai”. E invece… e invece tu vedi tutto questo, da lassù, e chissà come ti si stringe il cuore, povero il mio San Valentino.
Vicedirettore di questa rivista nonché blogger, giornalista, laureata in comunicazione, parlo di food ma non solo; recensisco locali ed eventi, racconto di persone e situazioni su siti e riviste. Qui su Cavolo Verde – sperando di non essere presa troppo sul serio – chiacchiero, polemizzo, ironizzo, punzecchio e faccio anche la morale.
In sintesi? Scrivo – seriamente – e mi piace. Tanto.
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