La Tameya (fuori dall’Egitto conosciuta più comunemente come falafel) è una polpetta fritta di legumi alquanto versatile e costituente uno dei pilastri della cucina mediorientale; dentro una “pita” o degustata da sola, si può mangiare ovunque, anche in strada; può essere un buon antipasto, uno sfizio per un aperitivo, un cibo perfetto per un picnic.

La si ritrova, con alcune varianti, praticamente in tutta la cucina mediorientale, ma in Egitto presenta alcune peculiarità che la distinguono dai falafel.

Sarà che la cucina egiziana è una cucina di grandi tradizioni, sarà che la cultura anche gastronomica si può veramente definire millenaria, sarà che vengono utilizzate le fave egiziane, piccole, rossicce e piene di sapore, insomma, alla fine un piatto di tameyas accompagnate dall’immancabile tahina (salsa di semi di sesamo) diventa una piccola esperienza culinaria.

Pare proprio infatti che la paternità di questa deliziosa polpetta vegetale sia da attribuirsi ai Cristiani Copti Egiziani che la utilizzarono come sostituto della carne; la tameya, dal Porto di Alessandria, sarebbe poi partita alla “conquista” della cucina del medioriente, dove avrebbe subito alcune varianti (falafel con ceci, con favette verdi etc, utilizzo di spezie autoctone…).

Ricetta

Ingredienti:

1 kg di fave egiziane secche (si trovano in alcuni negozi etnici; in mancanza si possono utilizzare le favette verdi);
1 mazzetto di prezzemolo fresco;
1 mazzetto di menta fresca;
1 mazzetto di coriandolo fresco;
1 mazzetto di porri;
1 cucchiaio di cumino;
½ testa d’aglio;
1 cipolla;
1 cucchiaio di coriandolo secco;
1 cucchiaino di pepe rosso;
1 uovo;
semi di sesamo;
sale;
olio di arachidi per friggere.

Preparazione:

Tenere a bagno le favette secche per 12 ore, poi scolarle e schiacciarle. Tritare assieme prezzemolo, menta, coriandolo, porri, aggiungere al composto di favette, quindi salare a piacere. Aggiungere il cumino, il coriandolo secco, il pepe, mescolare bene e lasciare riposare il composto in frigo per un’ora circa. Appena prima di iniziare a friggere, ritirare il composto dal frigo e incorporarvi l’uovo. Formare delle polpette un po’ schiacciate di 3-4 cm di diametro circa, passarle nei semi di sesamo e friggerle.
Le tameya si degustano calde, tiepide, fredde, come si preferisce, e trovano il loro vero abbinamento con la salsa Tahina, salsa di semi di sesamo facilmente reperibile anche nella grande distribuzione, ma che vuole l’accortezza, prima del consumo, di essere diluita con acqua, limone e sale per alleggerirne la consistenza e anche il sapore molto intenso.

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Residente in Merida, Yucatan, Messico, ma nativa di Corniglio (Pr).Sono un avvocato che ha cambiato direzione. Dopo 22 anni di professione, nel 2014 sono partita per coronare il mio sogno: aprire un ristorante. Chiaramente un ristorante italiano all’estero. Mi piace veicolare la cultura gastronomica italiana, perché è un degno simbolo dello stile di vita del Belpaese. Nel ristorante tengo anche corsi di cucina italiana: e ci tengo anche a spiegare agli avventori il percorso culturale che ha portato alla ricetta che stanno per degustare. Cerco insomma di far sì che ogni visita al mio locale sia un piccolo viaggio in Italia. Cuoco e responsabile marketing presso ristorante di cucina tradizionale italiana “Dal Baffo” in Merida, Yucatan (Messico).
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