Vi sarà capitato di trovarvi in aeroporto, di fronte ad un nastro trasportatore di bagagli, intenti a guardare l’arrivo della vostra valigia? Sicuramente sì. Mentre aspetto la mia, mi capita di immaginare il contenuto dei bagagli che scorrono in attesa di farsi ritrovare dal proprietario e pensare chissà cosa ci sarà a parte gli indumenti, qualche souvenir ed effetti personali? Forse salumi, formaggi, piccoli utensili da cucina, pasta fatta in casa, grembiuli.
Opss scusate, ma questa è la mia di valigia!
Eh sì, spesso mi ritrovo ad essere una Cuoca con la valigia, in giro per l’Italia e l’Europa a preparare cene per ospiti stranieri.
Una volta all’anno varco i confini e vado a cucinare in Svizzera, a Basilea presso un’enoteca, dove organizzo due serate a tema regionale, presentando piatti della tradizione realizzati con materie prime genuine, ad ospiti Svizzeri curiosi e ansiosi di assaporare pasta fatta in casa, secondi, vini e dolci italiani.
La mia prima esperienza di Cuoca con la valigia è avvenuta lo scorso anno. Tutto è iniziato a seguito di un contatto avuto con un giornalista enogastronomico svizzero con il quale avevo un’amicizia in comune. Numerosi scambi di e-mail e telefonate per concordare il menù per le due serate a Basilea e finalmente, dopo aver scelto tra le tante proposte regionali, i piatti della tradizione napoletana, ho costruito il menù con le varie portate partendo dagli antipasti con il Provolone del Monaco DOP, il Salame di Secondigliano, le pizzelle fritte. Proseguendo con il primo fatto dagli scialatielli (pasta di semola, farina, uovo, pecorino, prezzemolo tipica della costiera amalfitana e sorrentina) con i pomodorini del Piennolo e basilico, con il secondo di lacierto (girello di vitellone adatto a lunghe cotture) al ragout, con contorno di melanzane a fungetiello e dulcis in fundo: la pastiera. La fase successiva è stata quella di contattare i piccoli produttori locali per le materie prime.
È stato facile, dal momento che giocavo in casa (le mie origini sono in parte partenopee) reperire sapori e profumi ai quali sono abituata.
E così ho preparato la valigia con i provoloni, i salumi, la pasta fatta in casa, le pastiere, qualche piccolo utensile da cucina e sono partita per questa avventura. Non vi nascondo che all’arrivo in Svizzera, mi sono sentita molto Nino Manfredi nel film “Pane e cioccolata”. Per chi non conoscesse il film, la parte più saliente è quella in cui Nino Manfredi interpreta il ruolo di un emigrante italiano in una Svizzera degli anni 60, il quale, cercando goffamente di nascondere le sue origini, con l’intento di integrarsi con gli Svizzeri, decide di schiarirsi i capelli per recitare la parte del biondo elvetico, smascherato però miseramente durante la telecronaca della partita della Nazionale di Calcio italiana, in cui ad una rete degli Azzurri, non riesce a trattenere la gioia per il gol appena segnato ed esplode in un urlo liberatorio. È indubbio che gli Svizzeri, dal punto di vista del rigore e del calore umano, siano diversi da noi. Ma il fatto che a tanto rigore e anche un po’ di freddezza si contrapponga il nostro fantasioso calore, li affascina tanto da apprezzare il Made in Italy sotto ogni espressione, dalle città d’arte, alla nostra cultura, dal nostro cibo, al vino e alle nostre tradizioni.
Le mie prime cene napoletane a Basilea sono state un successo tanto da richiedere una nuova data per l’anno dopo.
Gli ospiti hanno gradito la tipicità dei piatti e i racconti legati ad ognuno di essi. Ho collegato ogni portata ad un racconto prendendo spunto dalla filmografia italiana, ad esempio per le pizzelle fritte con pomodorini, basilico e mozzarella, l’episodio del film “l’oro di Napoli”, in cui una provocante pizzaiola, Sofia Loren, impasta la pasta lievitata, mettendo in mostra tutta la sua bellezza e spiegando gli ingredienti usati e le lavorazioni. E via di seguito fino al dolce con la mitica “Pastiera”. Tanto impegno e orgoglio italiano, ripagato da sorrisi e riconoscimenti da parte degli ospiti svizzeri.
Per le cene di quest’anno la proposta è stata tutta siciliana, ma questa è un’altra storia! Se vi ho incuriosito con il racconto di Cuoca con la valigia, seguitemi su “Cavolo Verde” con il mio prossimo articolo.
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