Dai, lo so che stavate aspettando di sapere quali erano i cibi che gli antichi Romani consideravano afrodisiaci.
D’altra parte, Sine Cerere et Libero Friget Venus, Senza Cerere e Bacco si raffredda Venere. E allora andiamo a vedere quali sono questi cibi.
Al primo posto ci sono gli asparagi.
Non ve lo aspettavate, vero? Eppure è così, gli asparagi erano uno degli alimenti considerati più afrodisiaci dai Romani. Spesso venivano utilizzati anche come ingrediente per preparare altri piatti, soprattutto con uova, grazie anche al fatto di essere cucinati piuttosto velocemente. Difatti i Romani li consumavano dopo averli bolliti in acqua calda e conditi poi con un po’ di burro oppure consumati così. Non erano un cibo riservato solo ai ricchi, persino il popolino ne poteva usufruire, grazie all’abbondanza della verdura in questione.
Ed è per questo, probabilmente, che l’asparago era il cibo afrodisiaco più consumato, anche in alcune specifiche festività.
Altri cibi afrodisiaci venivano direttamente dall’antica Grecia. Va da sé che i Romani, oltre alle divinità, avessero assimilato anche qualche buon cibo che potesse aiutare nei momenti di intimità.
I Greci riponevano le loro speranze nelle cipolle, nelle carote, nel miele e nelle lumache. Andavano matti anche per i crostacei, cosa che è rimasta anche al giorno d’oggi quando si pensa a qualche cibo per l’amore.
Accanto a questi cibi si aggiungeva anche il vino, che veniva consumato in abbondanza sia dai Greci che dai Romani.
Ma questi ultimi aggiunsero altro alla lista dei cibi greci per stare bene sotto le lenzuola: i genitali di lupo e cervo, seguendo l’antica tradizione antropologica che mangiare la parte potente e selvaggia dell’animale avrebbe dato la stessa potenza sessuale anche all’uomo. Sì, lo so, a pensarlo adesso non sembra molto efficace, ma chissà allora che piatto particolare doveva essere.
Poi provate voi a cacciare un lupo o un cervo!
Un altro alimento considerato afrodisiaco era la rucola, che cresceva spontanea quasi ovunque. Spesso era coltivata vicino alla statue dedicate al dio Priapo, dio virile per eccellenza.
Si mangiava cruda, per “ per destare Venere”, si utilizzava nei filtri magici, veniva data ai mariti per infiammare le notti romani.
D’altronde, se si dice ancora “un letto di rucola” un motivo ci sarà!
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