Ma voi li avete mai mangiati i datteri, quelli veri? Quelli che nulla hanno a che fare con quei pove-ri frutti secchi tutto nocciolo, costretti e soffocati negli impacchi di plastica e polistirolo, tristi comparse di un finale frettoloso del pranzo di Natale?

I datteri meritano ben altro rispetto: la palma da dattero ha origini antichissime,

si dice sia stata la prima pianta coltivata nell’antichità ed è stata da sempre il primo sostentamento delle popola-zioni del Medio Oriente.
Grazie alla sua altissima concentrazione di zuccheri, pari a circa il 70%, il dattero è stato da sempre considerato il frutto da dare ad ammalati ed affamati, riserva di energie leggera e trasportabi-le ovunque. Da questo il suo enorme successo.
La palma da dattero è conosciuta anche in Europa fin dal tempo dei Romani: questi ultimi utiliz-zavano le palme da dattero sia per funzioni estetiche, abbellendo i giardini delle proprie ville, sia per omaggiare i condottieri durante i trionfi (in epoca imperiale era costume anche donare un ramo di palma da dattero ai grandi attori, auriga o gladiatori), sia per dolcificare il vino, produrre dolci e anche bevande alcoliche fermentate. I latini attribuivano valori simbolici di onore e vitto-ria alla palma da dattero perché, pur appesantita dal frutto, non si piega, ma anzi cerca di ergersi ancor di più verso l’alto.

Interessante il fatto che nei libri sacri, cristiani, ebrei e musulmani il dattero sia sempre associato a una situazione di apportazione di energie positive;

vedasi per esempio l’episodio in cui la Sacra Famiglia, in fuga in Egitto, venne sfamata da un albero di datteri che si flesse per consentire a Ma-ria di coglierne i frutti. Così come l’arrivo di Gesù a Gerusalemme, durante la domenica delle Pal-me, fu salutato proprio con foglie di dattero.
Il maggior produttore al mondo è l’Egitto, il quale però ne esporta una piccolissima parte, desti-nandone la maggior parte al consumo interno sia umano sia animale; celebri sono i datteri dell’oasi di Siwa, inseriti nell’elenco dei prodotti slow food. Altri celebri produttori sono Algeria, Iran e Sudan e paesi del Golfo, questi ultimi famosissimi nel mondo anche per le varietà presenti sul territorio; chi scrive ha potuto assaggiare in loco i famosi datteri blu dell’Oman e ancora ne ricorda la carnosità e la dolcezza.
100 g di datteri secchi contengono infatti 253 kcal / 1058 kj e, in 100 g di prodotto abbiamo:
• Acqua 17,30g
• Carboidrati 63,10g
• Zuccheri solubili 63,10g
• Proteine 2,70g
• Grassi 0,60g
• Fibra 8,70g
• Sodio 5mg
• Potassio 750mg
• Ferro 2,70mg
• Calcio 69mg
• Fosforo 65mg
• Vitamina B1 0,08mg
• Vitamina B2 0,15mg
• Vitamina B 3 2,20mg
• Vitamina A 5µg

Di seguito una ricetta egiziana classica e semplicissima, testata nella cucina di chi scrive.

UOVA CON DATTERI

Ingredienti:
2 cucchiai di farina bianca 00
2 cucchiai di ghee (burro chiarificato)
250 gr di datteri (secchi o freschi) denocciolati e tritati
4 uova.

Preparazione:
Mescolare sul fuoco la farina e il ghee fino a che il composto assuma un colore dorato; aggiungere i datteri e cuocere sempre mescolando fino a ottenere un composto morbido e omogeneo. Rom-pere le uova sul composto e cuocere senza più mescolare fino al punto di cottura desiderato del-le uova.
Servire con pane arabo.

Photo by Mona Mok on Unsplash

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Residente in Merida, Yucatan, Messico, ma nativa di Corniglio (Pr).Sono un avvocato che ha cambiato direzione. Dopo 22 anni di professione, nel 2014 sono partita per coronare il mio sogno: aprire un ristorante. Chiaramente un ristorante italiano all’estero. Mi piace veicolare la cultura gastronomica italiana, perché è un degno simbolo dello stile di vita del Belpaese. Nel ristorante tengo anche corsi di cucina italiana: e ci tengo anche a spiegare agli avventori il percorso culturale che ha portato alla ricetta che stanno per degustare. Cerco insomma di far sì che ogni visita al mio locale sia un piccolo viaggio in Italia. Cuoco e responsabile marketing presso ristorante di cucina tradizionale italiana “Dal Baffo” in Merida, Yucatan (Messico).
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