Il mole, tipico prodotto messicano, è una pasta morbida composta da vari ingredienti schiacciati e macinati nel metate e nel molcajete (mortai), con un tempo di conservazione discretamente lungo, alcuni mesi, da allungare alla bisogna con brodo di pollo per confezionare una diffusissima e ico-nica salsa aromatica che condisce carni e vegetali.
Esistono vari tipi di mole nella Repubblica Messicana (ad esempio i 7 mole dello Stato di Oaxa-ca); il mole è un prodotto della cultura preispanica, lo si considerava cibo da offrire come tributo agli dèi. Il suo nome originale era “mulli” (salsa); incontrandosi con il verbo spagnolo “moler” (macinare), è nato il MOLE.
Il più famoso e diffuso fra i mole è il poblano, che ebbe origine durante il periodo del “virreinato”, cioè quando il Messico era una semplice colonia della Spagna, governata da un viceré (1521/1810).
È l’esempio perfetto della cucina meticcia (mestiza), cioè quella contenente in sé le varie culture gastronomiche succedutesi in Messico: la composizione e le proporzioni degli ingre-dienti del mole indigeno furono talmente perfezionate dalle suore nelle cucine dei Conventi di Santa Rosa de Lima e di Santa Clara (entrambi a Puebla), da riuscire a creare la perfezione assolu-ta gastronomica costituita dall’attuale mole, detto poblano proprio da Puebla. Chi l’ha provato sa il perché parlo di perfezione.
La leggenda riporta che, un giorno del 1681, tale Suor Andrea de la Asuncion creò il mole pobla-no per ispirazione divina, aggiungendo del cioccolato (che non a caso è cibo divino) al mole; il profumo che si espanse per il Convento era talmente buono che la Madre Superiora, seppur obbli-gata al voto del silenzio, esclamò senza riflettere: “Sorella, che buon mole!”.
Un’altra legenda narra dell’errore di un famoso cuoco frate, Fray Pascual che, in occasione dei preparativi di una cena in onore del Vescovo, mescolò per errore il contenuto di due diversi reci-pienti, creando il famoso mix.
Gli ingredienti del mole poblano (e degli altri mole), variano a seconda delle cuoche, ogni fami-glia ha la sua ricetta, quella “buona davvero” (come spessissimo accade anche nelle case italiane con, per esempio, il ripieno dei ravioli). Ma cosa è che non deve mai mancare nella base della pa-sta di mole poblano? Presto detto: 4 tipi di chile secco, chiodo di garofano, peperone, cumino, cannella, anice, cioccolato, noccioline, mandorle, noci, semi di zucca, sesamo, uvetta passa, po-modoro rosso, pomodoro grigliato, aglio e cipolla. L’accompagnamento ideale preispanico è il tacchino lessato e sminuzzato, il postispanico è il pollo, anch’esso lessato e sminuzzato.
All’inizio dell’articolo ho citato i 7 differenti mole di Oaxaca, uno Stato messicano del Sud che propone una eccellente offerta gastronomica in generale. Ecco di seguito i “moles oaxaqueños”:
– Negro – Il più famoso, con intenso aroma di cenere e di affumicato;
– Amarillo – Con miltomate (il famoso pomodoro verde americano), cipolla, cumino, aglio e men-tuccia.
– Coloradito – Così detto perché è composto da chile secchi di vari colori, pomodoro grigliato, aglio, origano.
– Verde – Con aromi erbacei e di colore verde grazie all’epazote (pianta aromatica), al peperone verde e al cumino.
– Chichilo – Con carne di manzo e foglie di avocado.
– Rojo – Il più piccante, con chile secco, cioccolato e cannella.
– Estofado – Con olive, uvetta passa, chiodo di garofano e capperi.
Fulvia Bacchi Modena
-
Il plátano macho, conosciuto anche come plátano, sembra effettivamente una banana; ma, anche se i due frutti hanno in comune alcuni elementi nutrizionali e visivi, le differenze sono importanti…
-
Non di soli tacos vive l’uomo; esiste, nella gastronomia tradizionale messicana una grande varietà di zuppe e minestre in brodo, molto differenti fra loro a seconda dell’area geografica…
-
Una vera gloria della cucina messicana, il taco al pastor ha ottenuto il titolo di miglior piatto del mondo, nel concorso Taste Atlas, ottenendo 4.4 stelle su 5, superando anche la pizza napoletana e le lasagne; un colpo al cuore per un italiano…
-
In questo periodo di necessaria austerità, trovo che il recupero di ricette antiche basate sull’ottimizzazione degli ingredienti e sul “non spreco” sia un’ottima occasione per riscoprire le proprie radici gastronomiche.
Era la mia amata zia Iolanda che mi preparava la torta di pane… -
La Route 66 è punteggiata di punti di ristoro assolutamente in tema; il percorso gastronomico diventa quindi vario, interessante e fuori dalla logica della ristorazione massiva. Locali più o meno famosi offrono ottimi, territoriali e mai banali comfort foods…
-
La Tameya (fuori dall’Egitto conosciuta più comunemente come falafel) è una polpetta fritta di legumi alquanto versatile e costituente uno dei pilastri della cucina mediorientale…
-
Ma voi li avete mai mangiati i datteri, quelli veri? Quelli che nulla hanno a che fare con quei pove-ri frutti secchi tutto nocciolo, costretti e soffocati negli impacchi di plastica e polistirolo, tristi comparse di un finale frettoloso del pranzo di Natale?
-
In lingua maya, Hanal significa cibo, Pixan significa anime. Qui è radicatissima la credenza che, dal 31 ottobre al 2 di novembre di ogni anno, alle anime venga permesso di fare visita ai propri cari ancora vivi…
-
Si è svolto a Merida, Yucatan, dal 19 al 22 settembre 2019, il 17° Summit dei Nobel per la Pace.
L’attenzione dell’inviato di Cavolo Verde è stata però rapita dall’evento nell’evento, il cibo come impronta di pace… -
Il Chile en Nogada, il piatto patrio messicano, è uno dei piatti tipici della cucina di Puebla, considerata una delle capitali gastronomiche della federazione messicana…
-
Il pomodoro verde, qui in Messico, se spontaneo e non coltivato, si chiama “miltomate”. La ricetta che vi propongo, semplicissima, per due persone, è stata tratta proprio dal ricettario di Fannie Flagg “Original Whistle Stop Café’ Cookbook; il passaggio più complicato è quello di eli-minare l’odore di fritto dalle tende
-
Pasqua chiama e le tradizioni culinarie italiane rispondono in massa.
Quale miglior risposta di un pane lievitato tipico del Centro Italia che si possa accompagnare a salumi e formaggi, perfetto anche nel cestino del picnic di fuori porta di Pasquetta? -
Il mole è un prodotto della cultura preispanica, lo si considerava cibo da offrire come tributo agli dèi. Il suo nome originale era “mulli” (salsa); incontrandosi con il verbo spagnolo “moler” (macinare), è nato il MOLE.
-
Cacao, cibo degli Dèi.
E come meglio potevano onorarlo i popoli messicani preispanici se non preparandovi composti dissetanti e nutrienti assieme? -
Il taco è il cibo messicano per eccellenza. È un disco di massa pressata di farina di mais o di farina di grano e acqua, cotto sulla piastra, piegato in due e poi riempito con tutto ciò che il buon gusto gastronomico può pensare. Come una piadina.
Il taco è ovunque, imprescindibile e assolutamente democratico… -
Oggi parliamo di una pianta che, se coltivata in maniera più intensiva, potrebbe facilmente salire, a ragione, sul podio dei superfoods mondiali, la CHAYA.
-
Oggi parliamo di lusso, quello vero. Quello che non deve essere confuso con la ricchezza, intendiamoci.
-
David Cetina ha ricevuto molti riconoscimenti anche internazionali per la sua opera di divulgazione e preservazione della cultura gastronomica yucateca (è in contatto con Massimo Bottura e ha anche partecipato a trasmissioni Rai), ma orgogliosamente la prima cosa che rivendica è l’essere discendente di una famiglia “restaurantera” e di averne ereditato la tradizione culinaria, tramandatasi nel corso del tempo.