Una delle prime testimonianze accertate sull’uso di questa specie arbustiva da parte dell’uomo è stata ritrovata in una tomba egiziana, dove un rametto di rosmarino, quasi perfettamente conservato, era custodito in un pregiato cofanetto in marmo ed avorio, accanto alla mummia, a prova del suo prestigio presso il popolo che viveva sulle rive del Grande Fiume.
In Egitto infatti, questa pianta della famiglia delle Labiate – o Lamiaceae – era uno degli ingredienti principali per la preparazione degli oli destinati all’imbalsamazione dei defunti, procedura indispensabile per garantire all’anima la rinascita nel regno dei morti, ed era di conseguenza tenuta in grande considerazione.

Il rosmarino era anche detto Erba dei Ricordi, poiché una delle proprietà più interessanti di questa pianta è di migliorare le capacità mnemoniche e di rinfrancare lo spirito, grazie alla presenza di sostanze blandamente psicoattive.

La tradizione egizia gli attribuiva quindi la capacità di conservare nei trapassati la memoria dei loro cari rimasti ancora sulla terra, confortando il loro viaggio verso l’aldilà.
Altro popolo presso il quale il rosmarino godeva di grande fama erano i più vicini romani, presso i quali si credeva che fosse nato dalle lacrime del dio Nettuno.
Si narrava infatti che la sposa del dio del mare, la ninfa Anfitrite, un giorno fuggì sulla terra, stanca delle intemperanze e dei continui tradimenti del marito, che oltre ad avere un carattere estremamente collerico non disdegnava, come il fratello Giove, qualche capatina sulla terraferma per sedurre le mortali.
Nettuno, disperato per la decisione drastica della comunque amata sposa, emerse dal mare e vagò a lungo per cercarla, e le sue lacrime, cadute sulla sabbia, fecero nascere questa pianta.
Al momento della riappacificazione tra le due divinità, il rosmarino fiorì, conservando per sempre la memoria della pace ritrovata.
Come accade per l’Egitto, anche questa leggenda ha un fondo di verità, poiché sembra sia legata al fatto che spesso il rosmarino cresce nelle zone salmastre, in terreni sabbiosi e poco drenati, non di rado con un’elevata percentuale di sale mischiato al terriccio.

Il termine romano lo definisce infatti Ros Maris, che si traduce letteralmente in Rugiada del Mare.

All’osservazione diretta la pianta si presenta come un arbusto di medie dimensioni – sebbene possa facilmente superare il metro di altezza – molto ramificato, con foglie aghiformi divise nel mezzo da una sottile nervatura scanalata (tipica delle labiate), ad andamento cespugliare, dal fusto legnoso e robusto, spesso difficile da recidere se il cespuglio ha già qualche anno di età.
Perenne e sempreverde, sopporta persino climi assai rigidi e si sviluppa in altezza, raggiungendo dimensioni anche molto considerevoli.
Ad oggi sono state ottenute circa 40 varietà di questa pianta, alcune con andamento strisciante e con sviluppo orizzontale, con fiori che variano sui diversi toni del celeste e del lilla – anche se non manca una tipologia con fiori candidi simili a piccole orchidee, molto ornamentali – e con in linea di massima le medesime proprietà, sebbene in quelle selezionate a scopo strettamente ornamentale queste siano meno attive.
A seconda della specie le foglie hanno una colorazione che vira dal verde intenso, al verde-nero, al verde-blu ed al verde con riflessi argentati, mentre il verde chiaro è prerogativa in tutte le specie delle foglie molto giovani, che tendono poi a scurire con il passare del tempo.
La parte attiva, dal punto di vista alimentare e fitoterapico, sono essenzialmente le foglie, mentre i fusti ed il legno sono spesso bruciati solo in funzione del gradevole odore che rilasciano a contatto con il calore, avendo anch’essi al loro interno una discreta quantità di oli essenziali.

Di scarso interesse se non decorativo sono invece i fiori, che si consiglia di recidere rapidamente, trascorso il periodo dell’impollinazione, per consentire alla pianta di irrobustirsi e crescere ancora.

Utilizzato da tempo immemore in campo officinale, il rosmarino è stimolante ed è utile nei casi di debolezza e spossatezza dovute a situazioni di stress fisico, psichico ed emotivo.
Grazie alla sua elevatissima ricchezza in oli essenziali, tra cui il Canforene (dalle blande proprietà psicoattive), il Limonene (dalle proprietà disinfettanti ed insetticide, che è anche il principale responsabile del sottile odore agrumato della pianta) ed il Pinene (dalle proprietà balsamiche, e responsabile della base aromatica del rosmarino stesso), il rosmarino è antisettico, con un effetto positivo sugli stati influenzali e febbrili, e con un deciso potere calmante su asma e tosse.
Usato per applicazioni esterne il rosmarino è utilissimo come analgesico e antinevralgico, infatti la tintura calma il mal di denti, mentre le frizioni con l’olio essenziale o con il distillato alcolico attenuano il mal di testa.
Sempre rimanendo nel campo delle applicazioni esterne, gli impacchi ed i cataplasmi ottenuti scaldando nell’olio d’oliva le foglie tritate sono efficaci contro slogature, distorsioni e contusioni per eliminare il gonfiore.

Fine Prima Parte

Layla Benazzi

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Nome: Layla.Cognome: Benazzi. Età: 37 (effettivi, dichiarati e documentati…). Città: Genova (forever!). Layla Benazzi nasce in quel di Genova nel 1981. Di natali liguri ma di origini emiliane, coltiva da sempre la passione per la scrittura, coltivazione finora rimasta limitata alla scrivania, ma che ultimamente inizia a dare qualche risultato che non sia quello di appesantire il cassetto. A tredici anni, non avendo ancora scoperto la vocazione della penna, decide di fare della scienza il suo lavoro. Studia come perito chimico all’ITIS Gastaldi di Genova, scuola dedicata al primo partigiano d’Italia, e nel frattempo inizia a scrivere, buttando giù in cinque anni di studi circa 10 romanzi, tutti finiti ormai al riciclaggio della carta. A 18 anni inizia a lavorare, prima in un laboratorio ospedaliero e poi in varie aziende del settore farmaceutico, tuttavia la passione per la scrittura non la molla, con il risultato di scrivere altri racconti (tutti con lo stesso destino dei precedenti) con i quali affina (si spera) lo stile. Per quel che riguarda la cucina, non riesce mai a fare delle grandi esperienze (però mangia benissimo) a causa del tempo sempre risicato, ma si specializza almeno nella pasta fresca (quel tanto che basta per non disonorare la regione d’origine) e nella paella di pesce, ad oggi suo piatto forte. A 21 anni l’incontro con Laura Rangoni imprime una decisa svolta alla sua vita, creando una sincera e solida amicizia. Nel frattempo, continua a scrivere, visto che non riesce a cucinare. Attualmente, dopo aver abbandonato il mondo del lavoro dipendente a favore della libera professione, sta lavorando come consulente per la sicurezza delle aziende, e nell’attesa di scrivere qualcosa che non resti nella scrivania (un’altra, perché nel frattempo si è sposata ed ha fatto anche un figlio) ha ri-scoperto il giornalismo gastronomico. Amante della ricerca sul campo, grazie alla natura pignola data dal segno della Vergine, si dedica ad articoli legati all’alimentazione e alla nutrizione, aiutata indubbiamente dagli studi fatti, che la portano ad approfondire gli argomenti soprattutto dal punto di vista della composizione degli alimenti. Alla chiamata di Laura per il NUOVO Cavolo Verde, ha risposto con un garibaldino “obbedisco!”, avendo già da tempo iniziato a contribuire ad altri siti, tra cui il Cavolo ORIGINARIO. Se poi pubblicherà qualcosa, ve lo faremo sapere…
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