Certo, a molti di voi che state leggendo queste mie righe parrà strana questa mia affermazione: Vienna è la città delle zagare e degli agrumi. No, non sono in preda a strane allucinazioni provocate da sostanze psicotrope, e nemmeno sto propagando bufale, sulle quali in molti oggi campano. Semplicemente voglio rendervi edotti sull’immenso amore e passione che in questa città, fredda e non certo assolata o adatta agli agrumeti, ha nei confronti degli agrumi. Tanto che nei vasti e vari ambienti che compongono la notissima Reggia di Schönbrunn , nei cui giardini Sissi passeggiava, ve ne sono una parte occupata da una delle più belle e vaste Orangerie ancora oggi attiva e che ospita decine di tipologie di agrumi.
Chi fosse interessato alla storia di questa Orangerie viennese, che è seconda solo a quella di Versailles, potrà leggere tutto qui
Ma questa è una semplice premessa fatta per raccontarvi di una splendida serata che ha visto qui a Vienna come protagonista, nella splendida Libreria Hartliebs, gestita e condotta dalla carissima amica Silvia Chiarini, il caro amico nonché redattore del Cavolo Verde Bruno Ciccaglione. Questa volta Bruno era in veste di autore di un bellissimo e “aromatico” libro dedicato al Limone, il Principe degli agrumi, che in cucina e nella nostra alimentazione ha larghissimo consumo e infiniti aromatici usi.
Bruno ha scritto questo libro – Zitrone – che fa seguito ad un’altra sua precedente creatura editoriale dedicata ai carciofi, altra verdura che nessuno immaginerebbe venga coltivata con grande successo proprio a pochi chilometri da Vienna.
Ma tornando a Zitrone, ho incontrato Bruno nei giorni scorsi qui a Vienna e abbiamo deciso insieme di scrivere della serata e del libro, adottando il percorso molto “sensuale” proposto dalla libraia Silvia Chiarini durante la presentazione in libreria, un’istituzione oramai a Vienna per gli amanti austriaci e italiani dei libri e della lettura riguardanti l’italianità. Un percorso dei sensi, intrigante e originale.
Iniziamo dall’olfatto.
Bruno racconta un episodio della sua infanzia. Da bambino, racconta aprendo il libro, andò un giorno in visita dagli zii, a Capri. Quel giorno imparò che quando si ha mal di testa prendere un limone ed inciderne la buccia per esaltarne l’odore, il profumo, l’aroma degli oli essenziali, aiuta. Durante il viaggio in auto poi – una vecchia Prinz a benzina, siamo all’inizio degli anni ’70 – di ritorno dalle vacanze capresi, Bruno aveva sperimentato come il profumo di limone potesse aiutare anche a combattere il mal d’auto.
Poi si arriva alla vista.
Un capitolo del libro è dedicato al colore giallo ed al limone nell’arte. Secondo le regole della fisica il colore giallo riflette la luce in modo più intenso degli altri colori e la simbologia legata a questo colore è in tutte le culture ricchissima (il sole è giallo, ma anche lo zolfo – che associamo all’inferno, il chakra del plesso solare è associato al colore giallo ed all’intelligenza, mentre nella cultura occidentale è stato a volte associato alla pazzia ecc.). Buona parte di questa simbologia si ritrova spesso nella pittura che rappresenta/inserisce i limoni nelle nature morte o in altri dipinti. Si potrebbe scrivere un intero volume solo sulle apparizioni del limone nell’arte e per questo Bruno ha scelto di occuparsi solo dei pittori a lui più cari. La citazione, durante la presentazione, ha riguardato Arcimbolbo e i suoi dipinti sulle 4 stagioni. Come il carciofo che appare – un po’ misteriosamente – in Estate, il limone spunta dal petto dell’Inverno – un vecchio ormai prossimo alla fine della vita. Il viso è tetro. Proprio il limone, con il suo colore e calore solare, rompe il senso di morte che pervade il quadro. Una nota di colore che apre ad una vita che rinasce.
Toccami. Il tatto.
Che cosa vuol dire “limone non trattato”, o biologico? Bruno ha spiegato che tra le caratteristiche del limone, la capacità di maturare anche dopo essere stato raccolto dalla pianta ne aumenta il potenziale commerciale. Il limone si raccoglie prima e poi si può spedirlo verso i mercati internazionali, lui viaggia maturando nel tragitto. Ma per prevenire le muffe e conservare il prodotto per tempi e viaggi anche lunghi il limone si “tratta”. Si irrora la buccia con fungicidi e cere – del resto sui mercati l’interesse è per il succo, non per la buccia- seppur preziosa cassaforte di aromi unici. Quindi quando al limone si associa l’aggettivo “biologico” significa non solo “non trattato”, ma anche “più vicino” e “più fresco”, totalmente edibile.
Non poteva mancare la bocca, la bocca che bacia, e con la bocca si dà spazio a lui: il gusto.
Fra gli alimenti il succo del limone è il più acido (PH 2,3-2,5). Questo significa, ricorda Bruno, che è anche titolare a Vienna di una nota Scuola di Cucina il cui nome, “SAPORITO”, si spiega da sé, che la sua potenza va usata con cautela in cucina, Bisogna ricordare poi che gli alimenti si distinguono in più o meno acidi e che, ad eccezione del bicarbonato di sodio e dell’albume, l’acidità è un elemento importantissimo nel formare il gusto. Anche se l’aggettivo “acido” è generalmente usato in modo negativo, non dobbiamo dimenticare che l’uso più frequente del limone – l’alimento acido per eccellenza – è presente nei dolci ed il suo effetto rinfrescante stimola l’appetito anche in situazioni “estreme”, basta pensare alla funzione del “sorbetto al limone” tra le portate di pesce e quelle di carne nelle maratone dei pranzi matrimoniali.
E infine siamo all’udito.
Ecco che avanza il sentire, l’ascoltare e arriva la lettura: la poesia “I Limoni” di Montale – poesia che chiude il libro di Bruno – proposta in italiano e in tedesco. Nella poesia, sebbene il limone non possa avere un ruolo salvifico di fronte alla Natura, intesa quasi in modo leopardiano da Montale, tuttavia quando si raggiungono a volte con fatica le terrazze sul mare dove crescono i limoneti, “il gelo del cuore si sfa,/e in petto ci scrosciano/le loro canzoni/le trombe d’oro della solarità”.
E infine, come sempre quando Bruno si mette in gioco, non può mancare la musica, altra sua passione, che frequenta da professionista.
Bruno ha suonato e cantato ”Un gelato al limon” di Paolo Conte.
Un ultimo giro di danza poi con tutti i cinque sensi coinvolti.
I cinque sensi al lavoro insieme: Limonare! Abbiamo chiuso, dice Bruno, con una nota divertente spiegando l’origine del termine “limonare”. Secondo le interpretazioni dell’Accademia della Crusca forse il movimento rotatorio che compiamo nello spremere un limone ricorda quello delle lingue roteanti nell’atto del “limonare” o, più probabilmente, il termine – originario del milanese – deriva dalla pratica dei fruttivendoli milanesi che erano soliti vendere i limoni a coppie e che aveva pertanto determinato l’appellativo di “limoni” alle coppiette di innamorati, da cui il termine“limonare”.
E poi… vien fame e sete e allora?
Alla fine una piccola degustazione a buffet. Il tutto preparato da Bruno. Zucchine alla griglia al succo di limone e menta, broccolo romanesco al vapore con salsa “citronette”, carciofi fritti in una pastella di tuorli d’uovo e bucce di limone, muffin salati al limone.
Una bella serata tra cultura e colture delle zagare il cui profumo inebria e innamora.
Scritto a 4 mani da Fausto Delegà e Bruno Ciccaglione.
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