È il momento storico dei superfoods, la abitudini alimentari cambiano e c’è sempre più necessità di nutrirsi con cibi che siano insieme nutrienti e armonici con la propria etica di vita.
Oggi parliamo di una pianta che, se coltivata in maniera più intensiva, potrebbe facilmente salire, a ragione, sul podio dei superfoods mondiali, la CHAYA.
Con il nome maya CHAY, successivamente spagnolizzato in CHAYA, si indica una pianta della famiglia delle Euforbiacee, utilizzata da tempo immemorabile nel Sud-Est del Messico per l’alimentazione (i Maya la consideravano più nutriente della carne) e per la cura di alcune malattie.
Secondo recenti studi scientifici, emerge che 100 gr di Chaya contengono: 9% di proteine, 2% di grassi, 7% di carboidrati, 421 mg di calcio, 63 mg di fosforo, 11 mg di ferro, 8 mg di vitamina A, 1.7 mg di niamicina, 27 mg di vitamina C, piccole quantità di vitamina B1 e B2.
La CHAYA cresce in climi caldi e anche in terreni pietrosi (come in Yucatan), ma che siano comunque ben drenati e ricchi di acqua; si consiglia, per un miglior risultato, di piantare i rami che abbiano germogli e alcune foglie a distanza di 2/3 metri l’uno dall’altro.
La prima raccolta delle foglie avviene dopo tre mesi, le raccolte successive sono a cadenza trisettimanale, se intensive.
La CHAYA in cucina è molto versatile, può essere utilizzata al posto degli spinaci, è solo più aromatica e amarognola, aspetto che la rende molto riconoscibile al gusto.
La mia ricetta preferita è una bevanda Maya molto diffusa: una bibita di succo di limone, succo estratto di chaya, zucchero e acqua. Si può definire il “Gatorade MAYA”, avendo proprietà ricostituenti e rinfrescanti immediate. E, con 40 gradi centigradi costanti, sotto un sole senza pietà, si può iniziare a intendere il valore e il rispetto che i Maya hanno avuto da sempre per questa pianta e le sue foglie.
Di seguito alcune ricette classiche yucateche, per chi volesse cimentarsi:
TORTILLAS DI CHAYA
½ kg di farina di mais;
15 foglie di CHAYA tritatissime;
un poco di strutto o di olio Evo;
sale q.b.
Si impasta tutto assieme e si ricavano dalla massa delle palline che dovranno essere schiacciate col palmo della mano fino a creare delle tortillas abbastanza sottili di 15 cm di diametro circa; queste andranno fritte (consiglio in olio di semi di arachide) e poi utilizzate come pane di contorno, o ripiegate e farcite, come tacos, le piadine messicane.
INSALATA DI CHAYA
Mescolare 500 gr di foglie di CHAYA, ben lavate e rotte a pezzi a mano, 250 gr di carota tagliata a julienne, mezza cipolla rossa, sale, pepe, succo di lime. Olio Evo se piace, ma non è necessario, è solo un problema di gusti, come anche l’aggiunta di eventuali altri ingredienti per insalate personalizzate.
PATE’ DI CHAYA
100 gr di CHAYA lessata;
250 gr di formaggio morbido;
50 gr di peperone grigliato e pelato;
panna da cucina al gusto.
Si frullano assieme la CHAYA, il formaggio, il peperone, poca panna, si aggiunge sale e peperoncino al gusto. Se la crema risulta poco spalmabile, aggiungere panna da cucina. È ottima per gli aperitivi, spalmata su pane tostato o anche presentata come salsa per intingervi i totopos di mais (i totopos sono triangolini di mais, erroneamente identificati in Italia col nome di nachos).
-
Il plátano macho, conosciuto anche come plátano, sembra effettivamente una banana; ma, anche se i due frutti hanno in comune alcuni elementi nutrizionali e visivi, le differenze sono importanti…
-
Non di soli tacos vive l’uomo; esiste, nella gastronomia tradizionale messicana una grande varietà di zuppe e minestre in brodo, molto differenti fra loro a seconda dell’area geografica…
-
Una vera gloria della cucina messicana, il taco al pastor ha ottenuto il titolo di miglior piatto del mondo, nel concorso Taste Atlas, ottenendo 4.4 stelle su 5, superando anche la pizza napoletana e le lasagne; un colpo al cuore per un italiano…
-
In questo periodo di necessaria austerità, trovo che il recupero di ricette antiche basate sull’ottimizzazione degli ingredienti e sul “non spreco” sia un’ottima occasione per riscoprire le proprie radici gastronomiche.
Era la mia amata zia Iolanda che mi preparava la torta di pane… -
La Route 66 è punteggiata di punti di ristoro assolutamente in tema; il percorso gastronomico diventa quindi vario, interessante e fuori dalla logica della ristorazione massiva. Locali più o meno famosi offrono ottimi, territoriali e mai banali comfort foods…
-
La Tameya (fuori dall’Egitto conosciuta più comunemente come falafel) è una polpetta fritta di legumi alquanto versatile e costituente uno dei pilastri della cucina mediorientale…
-
Ma voi li avete mai mangiati i datteri, quelli veri? Quelli che nulla hanno a che fare con quei pove-ri frutti secchi tutto nocciolo, costretti e soffocati negli impacchi di plastica e polistirolo, tristi comparse di un finale frettoloso del pranzo di Natale?
-
In lingua maya, Hanal significa cibo, Pixan significa anime. Qui è radicatissima la credenza che, dal 31 ottobre al 2 di novembre di ogni anno, alle anime venga permesso di fare visita ai propri cari ancora vivi…
-
Si è svolto a Merida, Yucatan, dal 19 al 22 settembre 2019, il 17° Summit dei Nobel per la Pace.
L’attenzione dell’inviato di Cavolo Verde è stata però rapita dall’evento nell’evento, il cibo come impronta di pace… -
Il Chile en Nogada, il piatto patrio messicano, è uno dei piatti tipici della cucina di Puebla, considerata una delle capitali gastronomiche della federazione messicana…
-
Il pomodoro verde, qui in Messico, se spontaneo e non coltivato, si chiama “miltomate”. La ricetta che vi propongo, semplicissima, per due persone, è stata tratta proprio dal ricettario di Fannie Flagg “Original Whistle Stop Café’ Cookbook; il passaggio più complicato è quello di eli-minare l’odore di fritto dalle tende
-
Pasqua chiama e le tradizioni culinarie italiane rispondono in massa.
Quale miglior risposta di un pane lievitato tipico del Centro Italia che si possa accompagnare a salumi e formaggi, perfetto anche nel cestino del picnic di fuori porta di Pasquetta? -
Il mole è un prodotto della cultura preispanica, lo si considerava cibo da offrire come tributo agli dèi. Il suo nome originale era “mulli” (salsa); incontrandosi con il verbo spagnolo “moler” (macinare), è nato il MOLE.
-
Cacao, cibo degli Dèi.
E come meglio potevano onorarlo i popoli messicani preispanici se non preparandovi composti dissetanti e nutrienti assieme? -
Il taco è il cibo messicano per eccellenza. È un disco di massa pressata di farina di mais o di farina di grano e acqua, cotto sulla piastra, piegato in due e poi riempito con tutto ciò che il buon gusto gastronomico può pensare. Come una piadina.
Il taco è ovunque, imprescindibile e assolutamente democratico… -
Oggi parliamo di una pianta che, se coltivata in maniera più intensiva, potrebbe facilmente salire, a ragione, sul podio dei superfoods mondiali, la CHAYA.
-
Oggi parliamo di lusso, quello vero. Quello che non deve essere confuso con la ricchezza, intendiamoci.
-
David Cetina ha ricevuto molti riconoscimenti anche internazionali per la sua opera di divulgazione e preservazione della cultura gastronomica yucateca (è in contatto con Massimo Bottura e ha anche partecipato a trasmissioni Rai), ma orgogliosamente la prima cosa che rivendica è l’essere discendente di una famiglia “restaurantera” e di averne ereditato la tradizione culinaria, tramandatasi nel corso del tempo.