Non è mai semplice scrivere… e non è mai semplice scrivere di cucina. Cucinare e nutrirsi sono atti totalizzanti che impegnano, nello stesso tempo, tutti i nostri sensi, appagandoli o lasciandoli insoddisfatti.
Cucinare è un’esperienza rivoluzionaria in quanto stabilisce un nuovo ordine delle cose.
Dal taglio, alla cottura, ai condimenti… tutto diventa altro da prima. Chimica o azione meccanica, nulla può essere riportato allo stato precedente. Ma è rivoluzionaria in quanto esperienza polisensoriale: Il tatto, la vista, l’udito, l’olfatto, il sapore sono tutti coinvolti nella realizzazione di un piatto.
Eppure, molto spesso, diamo per scontato questo atto così significativo e simbolico.
Cucinare non deve mai diventare un’esperienza banale o insignificante, proprio perché è un’esperienza totalizzante.
Non si cucina per far da mangiare o per mangiare qualcosa. Si cucina per nutrire corpo e mente.
Ed è per questo motivo che la cucina inizia da un desiderio e, a volte, da un bisogno. Conoscere questo desiderio o questo bisogno vuol dire essere in contatto con se stessi. Fare spazio a ciò che in quel momento si presenta come una necessità o un desiderio da soddisfare. Un ricordo, una foto, una parola, un odore particolare o semplicemente l’immaginazione. O forse non lo sappiamo e abbiamo solo voglia di qualcosa. Da lì nasce un piatto. La scelta di un determinato alimento. Il desiderio ci motiva a chiedere, a preparare. Direziona i nostri comportamenti.
Ci rechiamo a fare la spesa. Ognuno a proprio modo. Secondo la propria cultura ed il proprio stile alimentare. A volte ci scontriamo con il marketing che cambia automaticamente i nostri desideri e ne invoca altri. Ma se rimaniamo fermi sul nostro desiderio il gioco è fatto.
Torniamo a casa. E comincia il gioco. Nel preparare il desiderio dell’alimento si fa più forte. Ma la cucina è questione di tempo. Il nostro, ovvero quello dell’attesa, e quello reale e concreto della preparazione del piatto. Comunque sia, questo tempo è sempre troppo lungo. Ma è il nostro tempo. Il tempo dei sensi e della piacevolezza.
Dalle nostre mani escono vere e proprie opere d’arte. Architetture di sapori, odori e colori. Abbiamo maneggiato, assaggiato, corretto, accostato, tolto… un lavorìo incessante fatto di tante piccole azioni a catena per raggiungere un risultato per noi soddisfacente. Una vittoria in solitaria, poiché qualsiasi commensale assaggerà quel piatto, vivrà un’esperienza completamente individuale. A volte incondivisibile… sempre un “Come se” e mai una “Certezza” che quel sapore tanto invocato sia uguale al sapore da noi provato.
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Non è mai semplice scrivere… e non è mai semplice scrivere di cucina. Cucinare e nutrirsi sono atti totalizzanti che impegnano, nello stesso tempo, tutti i nostri sensi, appagandoli o lasciandoli insoddisfatti.