Innanzitutto grazie. Grazie a voi che mi leggete e che in tanti mi avete dimostrato nelle scorse settimane affetto e interesse. Sia sui cosiddetti “Social” o anche in messaggi privati. Rilanciando e condividendo le mie parole, i miei articoli scritti per Cavoloverde.it mi avete onorato della vostra attenzione. Ma questa volta, prima di proseguire sulla strada della fertilità dei suoli, sottosuoli e sulla grande armonia e ricerca di bontà e, perché no bellezza, giustizia, che dovrebbe dar vita ai processi che portano poi agli ali-menti, al cibo, argomenti che tratterò di nuovo, voglio aprire una parentesi diciamo… filosofica che credo utile, anzi indispensabile per capirci meglio in futuro. Parentesi utile per capire quale sia il mio punto di vista e farmi compagnia, se vorrete, con la vostra lettura, nelle mie prossime proposte di argomenti e temi.
Questa parentesi vorrebbe rispondere, o cerca di farlo, alla domanda nodale: come guardiamo noi umani, come ci rapportiamo alla natura?
Sì, proprio la Natura, e lo riscrivo in maiuscolo, quella cosa che ci riguarda tutti; la madre di tutto, al di là di religioni, fedi politiche o altro. Perché il come si pensa la Natura ha conseguenze non indifferenti sul come si possa essere poi consumatori o agricoltori, casari o pastori, allevatori o semplici gourmand, chef o pasticceri. Ecco perché ne scrivo.
Una premessa imprescindibile: pensare alla natura vuol dire pensare in modo universale e direi che questo modo di pensare sia anche l’unico modo positivo per poterla pensare.
Se non si pensa, infatti alla Natura il modo universale, non si è sulla strada del pensiero puro su di essa, ma su quella dell’opinione e con le opinioni non si va da nessuna parte. Qualcuno anni fa ripeteva: lo dice la parola stessa. Universale rimanda ad Universo, rimanda al significato “volgere all’unità”. Su questa stessa strada nasce nel medioevo la parola Università, che dimostra come fosse chiaro già da allora, ma anche prima direi, il richiamo all’unità ed all’unificazione come condizione ottimale per il benessere umano.
In quell’epoca, nella mente umana agiva una sicura cosmologia, che invitava a pensare il mondo come un cosmo buono, ordinato e bello. Un giardino celeste con al centro l’umanità tutta, e sopra di essa una forma divina benevola,o a volte severa, un qualche Dio insomma, chiamato anche con nomi diversi, ma il tutto in un rassicurante ordine, che è proprio quello che portava l’Ulisse di Shakespeare a dire davanti alle mura di Troia le parole che ho citato nel titolo di questo pezzo. “I cieli stessi, i pianeti, e questa terra ch’è centro di ogni cosa, rispettando grado, ecc. ecc. ”.
Ma oggi qual è l’ideale? Oggi quell’ideale “Universum” c’è? E se c’è, dov’è finito?
La risposta è drammatica e tristissima: quell’ideale è scomparso, finito, morto. Oggi la nostra capacità di sentire, il nostro sentimento direi, non concepisce più una visione unitaria della natura.
Anzi, il sentimento che prevale è quello di nemmeno avere il desiderio che questo così sia. Tanto che emergono, sono già nati e sono in uso, termini nuovi in sostituzione a quelli di Universo, universale, università. Oggi si parla di “multiverso” ad esempio nei dialoghi in corso nella comunità degli astrofisici. Oggi la dominanza è quella di un sentimento di timore, paura, sgomento nei confronti dell’Universo.
L’astrofisica certifica le spaventevoli dimensioni del cosmo e questo genera non meraviglia, madre della filosofia, ma vuoto, senso di gelo, perdita di significati. Viene in mente Pascal.
Se poi entriamo negli ambiti della biologia, le cose se possibile peggiorano, perché si va nel campo dell’indifferenza per la natura se non in quello di una visione della natura come luogo di lotta feroce e aggressiva che avviene in essa. La natura diviene violenta e aggressiva e a spiegarla, a divulgarne i modi, è una spesso scorretta interpretazione dell’evoluzione, che diviene puro evoluzionismo, lotta per la vita, sopravvive il più forte e il più adatto.
Noi ci sentiamo oggi, spesso, solo animali tra i tanti animali del pianeta, senza memoria storica, senza miti, senza canoni, senza riferimenti esterni e anche interni. Il punto di riferimento, anche quello interiore a noi stessi è saltato.
Su questi temi scrive pagine profondissime e straordinarie il Prof. Vito Mancuso, filosofo, teologo e grande comunicatore. Nel suo ultimo libro “Il bisogno di pensare”, testo di lettura che consiglio a tutti non come semplice libro da buone letture, ma quasi come un breviario per “il viaggio in equilibrio sulla fune della vita” come recita la sua quarta di copertina, Mancuso scava in profondità su questo tema.
Ma se da tutto questo caos che sembra oggi travolgerci ci trasferiamo al nostro quotidiano pratico, come affamati nel corpo e nello spirito, viene a me spontaneo porre a voi, amici lettori, una domanda:
come, dove, in che modo e con quali pensieri ci dovremmo mettere in viaggio, in strada in auto o a piedi, per procurarci i beni primari della vita: gli ali-menti? Il pane quotidiano?
Come e con quali pensieri nei confronti della Natura ci avviciniamo ad un bosco, ad un pascolo,ad un allevatore, ad un pastore casaro, a chi fa oli, vini, pasta, frutta, verdure? Oppure al mare, ai suoi pesci attuali e futuri, al pescatore classico che muore travolto dai debiti, schiantato dalle navi oceaniche, vere e proprie industrie galleggianti che massacrano i fondali. Perché alla fine di fame si parla e sempre più si parlerà, vista la spinta demografica.
Ma ben più importante ancora è capire come vede e pensa la Natura chi produce i nostri alimenti, perché da lui, da loro, dipenderà il nostro futuro. Alla fine questo pianeta azzurro dovrà sfamare 10 miliardi di bocche tra qualche anno e se quel senso di unità è perduto, se non sappiamo chi siamo veramente e se non troviamo un metodo che ce lo chiarisca di nuovo e con nuovi orizzonti di produzione e di collaborazione unitaria negli intenti per il futuro, come possiamo credere di potercela fare?
Tutti questi ragionamenti nel parlare di cibo, e veniamo ai cavoli nostri cioè i temi del Cavoloverde, sono nodali e basilari, ripeto, anche e in particolare per chi il cibo lo produce per noi.
Alla domanda di Pollan su quale fosse la cosa, l’aspetto, la parte di un’azienda agricola che produca cibi che ognuno dovrebbe indagare e conoscere prima di affidare la propria salute ed aprire la propria bocca ad un qualsiasi cibo che viene da questa prodotto, il grande perma-coltore Salatin rispondeva: “Bisogna andare in casa di chi produce cibo e guardare nella sua libreria che libri ha letto o cosa sta leggendo. Da lì si potrà capire molto sui suoi prodotti”.
Insomma, le persone che mettono le mani al lavoro, collaborando con la terra o se volete mettono le “mani in pasta”, pasta che poi finisce nella nostra bocca, si pesano sempre per il “sapore” che hanno, per i profumi di idee che emanano. Si valutano specialmente dai loro punti fermi e Universali.
Solo se “sanno di buono”, se volano alto sopra il caos, dominandolo e non subendolo, potranno proporci un cibo buono e giusto.
Il “sapore del sapere” è Sapienza, ed è questa che noi di Cavoloverde vogliamo e cerchiamo di condividere con tutti voi, perché lo sforzo deve essere reciproco, unitario. Anche noi dobbiamo avere un sapore se cerchiamo e vogliamo trovare il buono, il sano, l’etico, il giusto dentro e fuori di noi.
Chiudo come ho iniziato, con Shakespeare che, profeticamente, parlando del crollo drammatico dei punti fermi faceva dire, sempre al suo Ulisse davanti alle mura di Troia:
“Tutto avrà nome potere ,e il potere volontà e la volontà desiderio, e il desiderio, lupo universale, assecondato doppiamente dalla volontà e dal potere farà dell’Intero universo la sua preda per poi, alla fine, divorare se stesso”.
Noi amiamo il lupo, ma quello che ci tiene in bocca per salvarci.
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Il tema con cui iniziare le mie righe questa volta, per tutti i lettori vecchi e nuovi del Cavoloverde.it, è da me più che amato: scriverò una volta ancora di mieli e in parte di api…
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Stollen. Un dolce che anche questo Natale è stato fatto e sfornato in moltissime case austriache e tedesche come il dolce tradizionale del Natale per eccellenza, prodotto in Germania, ma anche in Alto Adige…
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Ebbene sì , anche quest’anno la Pasqua è arrivata e con la Pasqua arrivano anche i simboli a questa festa religiosa legati: l’uovo di cioccolato, con la diatriba trita e ritrita del “meglio fondente o al latte”…
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Mirtilli, lamponi, fragoline di bosco, pere e mele di strane cultivar abbandonate e leggermente rinselvatichite. Tutte cose buone di cui approfittare quando si possibile. Una delle mie bacche preferite e ricercate è il frutto del corniolo…
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Ne avevo già scritto tempo fa qui sul Cavoloverde, ma il discorso sui risi merita ancora qualche racconto interessante…
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Voglio scrivere qualcosa sul riso in quanto preziosissimo vegetale, su di lui e la sua storia, sulle sue curiosità che per certi aspetti poco vengono raccontate…
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La domanda da cui vorrei partire oggi é: le uova delle galline sono tutte uguali? Apparentemente sì, ma il loro gusto e la loro palatabilitá dipende molto dal come vengono allevati i volatili da cui derivano…
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Visto che manca poco alla festa natalizia invasa dalle folli danze tra farina, burro e uvetta sultanina perché non scrivere qualcosa di un po’ meno scontato del solito su questo dolce? Ci provo…
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La primavera è per la gran parte delle zone climatiche italiane ed europee l’inizio dell’uscita in massa delle api dalla situazione di riposo invernale. La arnie iniziano a ronzare a pieno ritmo; si devono ricoprire le perdite dei glomeri invernali e le nuove covate richiedono pollini e nettari. Ma quest’anno cosa è accaduto?
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Quella mattina, quando arrivò il furgone guidato da Andrea, partiva il più bel progetto che io, Karis e Andrea avessimo mai pensato e poi realizzato insieme: nascevano i “Mieli del Po”…
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Ebbene sì le prime carote, nate 5000 anni fa in Afghanistan e colà per le prime volte coltivate, erano viola e in qualche caso gialle, ma non certo color arancio…
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Il riposo invernale degli esseri vegetali viventi è – a tutti gli effetti – paragonabile ad un vero sonno umano e come accade anche a noi umani, se le piante e gli alberi venissero privati del sonno invernale si ammalerebbero e si ammalerebbero così gravemente da morirne…
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Peter Wohlleben chiama gli alberi giovani che ornano e abbelliscono i viali di una qualsiasi città nei nostri climi temperati “ragazzi vegetali di strada” proprio ad indicare come molti di questi alberi siano proprio quasi sempre dei “malati mentali vegetali”; immaturi e infantili anche quando abbiano raggiunto 30 o 50 anni di età…
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Ogni albero ha la sua tipica pelle che dipende dalla sua… pigrizia. Sì, avete letto bene, dalla sua pigrizia…
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Oltre al dolore e al prurito, in una puntura d’ape vi è molto di più…
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Da dove deriva e a cosa serve la pappa reale? Prima cosa da dire è che la pappa reale è un vero e proprio prodotto animale dell’alveare, mentre la grande maggioranza degli altri prodotti delle api invece è strettamente da annoverare nei prodotti vegetali…
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Alimurgia: ovvero raccogliere e cibarsi di erbe spontanee, selvatiche, che possono essere mangiate e, cosa non meno importante, erbe che possono essere utilissime dal punto di vista salutistico…
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La dieta ha un nome strano che ricorda un po’ gli infedeli, i cavalli alati e le abbuffate di seitan: Dieta Pegana.
La Dieta che mette insieme fuoco e acqua; carne e proteine unite ai sacri dogmi del veganesimo… -
Il termine nutraceutica è composto dai due sostantivi: nutrizione e farmaceutica. Nutrire curando con la prevenzione.
La parola può essere riferita a varie tipologie di prodotti e tra questi rientra proprio l’olio da olive e.v… -
I pipistrelli. Mammiferi straordinari. Sono le palestre naturali in cui molti virus rimangono per anni ad allenarsi. Perché? Perché questi piccoli chirotteri hanno una particolarità straordinaria che a nessun altro essere vivente a sangue caldo è stata concessa: hanno un sistema immunitario spaventosamente efficiente. Loro, piccoli topi volanti, non si ammalano mai, pur ospitando virus terribili…
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L’uovo di cioccolato quando, come e dove è nato?
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Qui su Cavolo Verde, come sempre cerco di fare, vorrei raccontarvi qualche storia sul come nacque la Colomba che oggi rallegra le Pasque dalla parte del dolce…
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Virus, dal latino. Significa veleno. Un veleno invisibile e perciò temibile. Ma qualcuno questi virus, che girano per il mondo facendo i loro interessi di specie, li vede benissimo. Sono i nostri amici del sistema immunitario, il nostro esercito interno che combatte ogni giorno per noi battaglie silenziose, di cui noi percepiamo spesso solo echi lontani
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Parliamo di mieli scrivendo righe di facile accesso senza scadere nella banalità dell’approssimativo e cercando di ripetere concetti e notizie utili nelle esplorazioni alla scoperta del buono, sano e onesto come direbbe qualcuno che ha fatto scuola in questo senso…
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Forse pochi di voi hanno potuto vedere dal vivo una Gunnera Manicata. Una pianta dalle foglie gigantesche, che arrivano a diametri di 140 centimetri e con picciolo di 4 metri. Nella foto a corredo si può vederla a confronto con una normale bicicletta…